I 3 modi per rappresentare Dario Fo

Dario Fo è uno degli autori più rappresentati al mondo. Basta consultare la mappa delle compagnie autorizzate sul sito della Fondazione Fo Rame per rendersene conto. A parte l’Africa non c’è parte del pianeta dove non ci siano messe in scena di questo premio Nobel.

Ad esempio nel 2021 è stato portato in scena il suo testo Gli imbianchini non hanno ricordi in Russia. Gli Arcangeli non giocano a flipper, poi, è stato rappresentato in Nuova Zelanda, La storia della tigre negli USA e via dicendo.

Per rappresentare gli spettacoli di Dario Fo è necessario avere una grande capacità di improvvisazione e di comicità. Gli attori devono essere in grado di interagire con il pubblico e di creare un clima di partecipazione e condivisione.

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L’afasia degli artisti

Di recente Bruce Willis ha dovuto ritirarsi dalle scene perché colpito da afasia. Anche le star del cinema e della televisione vengono colpiti da problemi al cervello, spesso dopo un ictus. Alla fine di settembre di quest’anno ci ha lasciato il comico Bruno Arena, del duo comico I Fichi d’India, che nel 2013 era stato colpito da un aneurisma. In quello stesso anno toccò anche all’attore Tim Curry. A luglio del 2022 anche Pippo Franco è stato colpito da un attacco ischemico. Altre star del cinema con la stessa sorte sono state Alain Delon e Sharon Stone.

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Francesco D’Assisi e Federico II

Foto di Magali Guimarães.

Francesco D’Assisi è stato davvero un giullare, cioè un attore di strada medievale, che ricorreva nelle sue predicazioni a tecniche affabulatorie e d’intrattenimento. Si autodefinì giullare, questo è certo, andando contro l’editto di Federico II che metteva al bando questo tipo di figure. L’imperatore infatti non amava la satira, come dimostrato dagli studi sulla scuola poetica siciliana. Nel suo Contra Joegulatores Obloquentes invitava a insultare e bastonare i giullari.

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Il problema dello spazio teatrale nella scena contemporanea

Foto di Hisham Zayadnh su Pexels.

Il palco a una certa altezza e la platea giù, il teatro come luogo e come struttura che conosciamo oggi in Italia, è il luogo peggiore dove rappresentare uno spettacolo teatrale. Si chiama sala all’italiana e nasce nel seicento per esigenze uditive, legate alla musica, che impediscono, di fatto, la visuale. Come scrive Fabrizio Cruciani in Lo spazio del teatro tale edificio è il risultato della nostra cultura che per tanto tempo ha dato spazio al melodramma che è per lo più uno spettacolo musicale. Altrove, invece, si affermavano nello stesso tempo altri modi di concepire lo spazio del teatro come quello elisabettiano in Inghilterra, o l’impianto vitruviano dello Schouburg di Amsterdam oppure ancora con il sistema dei tre carri spagnoli. Il continuare ad insistere sullo stesso tipo di struttura, soprattutto in Italia, vuol dire compromettere il modo stesso in cui concepiamo la messinscena e l’idea stessa di rappresentazione.

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Il Grammelot del Vaccino

Ci risiamo! Abbiamo fatto la prima, la seconda, la terza dose e ora si parla della quarta. L’Italia, l’Europa, il mondo si è diviso tra no e si vax, tra chi si è pentito di non essersi vaccinato e chi il vaccino l’ha fatto ma poi avrebbe preferito di no, tra chi ha ascoltato Burioni ed è corso ai centri vaccinali e chi lo ha aspettato sotto casa per prenderlo a uova marce. Alcuni brutti ceffi poi volevano sorprendere Mario Draghi e altri stavano compilando liste di indirizzi. A un certo punto anche io, che il vaccino l’ho fatto, ho cominciato a camuffarmi con barba e capelli finti quando uscivo di casa. Insomma il vaccino torna di moda e io stamattina ho ripescato un mio audio in cui parlavo del vaccino in pieno delirio pandemico. Solo che non potevo esprimermi con chiarezza. Temevo il lancio di peperoni fritti e di melanzane sott’olio, che mi fanno venire proprio la nausea. E allora ho usato il grammelot, il linguaggio dei teatranti del medioevo che Dario Fo ha riportato alla ribalta. Non so se si capisce qualcosa. Ad ogni modo buon ascolto!

Opere di teatro e di cinema su commissione

DALL· E 30/01/2024 10:33 – Un’illustrazione visivamente semplice e astratta che simboleggia il rapporto tra un committente e un artista nel contesto del teatro contemporaneo.

Spesso le storie sono commissionate a romanzieri, sceneggiatori e drammaturghi e poi realizzate e distribuite. Così come accade per l’architettura, per la pittura e altre arti anche nello storytelling c’è un committente e un artista incaricato. Di esempi ce ne sono tanti. Vediamo di farne qualcuno qui di seguito e di spiegare un po’ i rapporti che si instaurano tra committenti, produttori e artisti.

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Il teatro che ci manca e che si può fare soprattutto nei piccoli centri

DALL· E 25-01-2025 08:25 – Creare un’immagine semplice ma evocativa che incarni il senso di comunità in un ambiente teatrale, nello specifico situato nella regione Salento.

Il teatro è prima di tutto comunità e parla alla comunità. Un gruppo è una micro-società. Ciò accade fin dal Cinquecento quando davanti al notaio appaiono i primi membri delle compagnia della Commedia dell’Arte. Finiva il bando medievale della Chiesa contro gli attori e gli spettacoli teatrali. Terminava il teatro giullaresco dei singoli e s’inaugurava una nuova stagione con le compagnie italiane che girarono il mondo allora conosciuto e che vennero apprezzate soprattutto in terra di Francia. Da allora quelle formazioni ricreavano al loro interno dinamiche sociali che di fatto furono un laboratorio del tipo di strutture sociali che poi sarebbero venute. E per questo vennero osteggiate dalle istituzioni rinascimentali ma anche dei seicento. Soprattutto per la loro promiscuità. Non è un mistero se i primi teorici del socialismo si ispirarono ad esse.

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I cinque migliori libri per attori di teatro

Foto di cottonbro da Pexels

Perché un attore, sia di teatro sia di cinema, dovrebbe dedicare tempo a studiare se stesso oltre il personaggio? La risposta si trova in una serie di opere che hanno definito l’arte della recitazione. Questi testi non sono solo manuali tecnici, ma veri e propri viaggi nell’anima dell’attore, che svelano come il processo di immedesimazione sia molto più di un semplice atto di memoria emotiva. Esploriamo come questi libri trasformano la recitazione da mera esecuzione a un’arte che respira vita

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Conosci i tuoi clienti con sondaggi e Buyer Personas

Domanda-sondaggio
Foto di Andrea Piacquadio da Pexels

Se hai un cliente è bene che tu conosca tutto di lui e lo renderai la persona più soddisfatta e felice del mondo. Se ne hai diversi, tanti magari, com’è bene che sia, puoi ancora sapere tutto di loro e personalizzare al massimo grado possibile servizi e prodotti. Se sono così tanti che umanamente diventa impossibile ricordare nomi, età, luoghi e altri particolari usa le Buyer Personas: trasforma tutte le informazioni che hai di loro in profili ideali con tanto di nome e cognome di fantasia e stili di consumo e di vita. Chiediti ad esempio Mario Bottazzi (tanto per inventarmi un nome e non farci rime alla Pierino 😀 ) che cosa fa nella vita, se ha famiglia, come passa il tempo libero, che passioni ha. Non limitarti a ciò che compra o meno da te e se ne è soddisfatto o no. Queste info erano sufficienti cinquanta anni fa. Ora le persone che interagiscono con i brand sono molto evolute in termini di relazioni e interazioni. Se non hai compilato almeno fra i tre e i cinque profili diversi di Buyer Personas il modo migliore per farlo è attraverso un sondaggio. Prendi i dati che ne emergono e immagina queste persone, fanne una fotografia e tienila sempre davanti.

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Coincidenze e illusione di frequenza

Siamo un po’ tutti come Cristoforo Colombo, dei cacciaballe, come lo definiva Dario Fo. Franco Cardini, grande storico, di recente gli ha dato ragione in una pubblicazione per Il Corriere della Sera. Il fatto è che come l’ammiraglio tendiamo a raccontarla a noi stessi e agli altri, alla faccia della lucidità. Ma quel che è più grave è che tendiamo a dare maggior spessore ai fatti che confermano le nostre tesi e a ignorare i segni contrari. Almeno, parlo per esperienza personale.

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