Come creare valore e attrarre allievi nel mondo della formazione artistica

Foto di cottonbro studio.

Immagina di essere seduto in un cinema, immerso nel film che guardi sullo schermo. Quella magia è anche il risultato di formatori artistici esperti che utilizzano strategie di marketing e commerciali per attrarre e coinvolgere i loro allievi che diventano grandi attori. In questo articolo, esploreremo quattro principi chiave che hanno reso celebri formatori artistici come Stella Adler, Lee Strasberg e la scuola di danza Alvin Ailey:

  1. storytelling ed emozione;
  2. personalizzazione e segmentazione;
  3. scarsità ed urgenza;
  4. sfruttare canali di marketing a basso costo.

Accenneremo inoltre all’efficacia di iniziative come il programma “Porta un amico”, il crowdfunding e i flash mob teatrali.

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Il Generation Film Fest e la formazione degli attori ad Oria

Se vuoi diventare un attore di successo, partecipa al prossimo workshop per attori con Giorgio Vignali, uno dei più grandi professionisti del cinema e della televisione. Si è appena concluso il terzo appuntamento e si sta preparando il quarto. Il workshop, organizzato dal Generation Film Fest, si terrà il 29 e 30 aprile 2023 ad Oria, e offre un’occasione unica per confrontarti con le tecniche e le conoscenze giuste da uno dei migliori nel settore.

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Reinventare se stessi e la propria vita facendo l’attore

Hai mai pensato che fare l’attore potrebbe essere la chiave per reinventare la tua vita? Sai quanto l’arte della scena può influire sulla tua vita professionale e personale in modo positivo? Sei curioso di scoprire come la recitazione può essere un’opzione lavorativa anche dopo i 40 o 50 anni? In questo articolo esploreremo il potere della carriera artistica e come essa può aiutarti a reinventare la tua vita.

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L’attore è un mezzo artista

L’attore è un mezzo artista, perché da una parte è un demiurgo che plasma la materia della scena e dall’altra è lui stesso materia che viene plasmata dal regista. Perciò lui propone una o più versioni del personaggio ma è il regista che ha la visione complessiva su di esso e sugli altri personaggi. Quindi l’attore fa metà dell’opera e per l’altra metà è lui il colore che deve lasciarsi stendere sulla tela. Per riuscirci al meglio deve avere grandi doti di flessibilità. I registi, infatti, amano soprattutto quegli attori che sono facili da dirigere, che si lasciano guidare senza frapporre ostacoli o rigidità. L’attore deve stare in un flusso creativo che innesta sul proprio filone le indicazioni che gli vengono dall’esterno.

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Il mio viaggio di crescita come attore: il workshop con Giorgio Vignali

Fai l’attore o ti piacerebbe farlo? Oggi voglio condividere con te la mia esperienza al Workshop per Attori con l’acting coach Giorgio Vignali, organizzato dal Generation Film Fest. Ne ho già parlato promuovendo il suo primo workshop e ho anche testimoniato un’esperienza in particolare fatta con lui. Ora voglio spiegare meglio perché frequentarlo. Come attore, ho sempre cercato di migliorare le mie competenze e sviluppare la mia carriera, e questo workshop è stata l’occasione perfetta per farlo.

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Il cuore del cuore della recitazione

Foto di Alessandra Pomarico.

«Oddio, mi ricorderò le parole? Mi sa che non ho ripassato abbastanza, spero che la memoria non mi faccia brutti scherzi». Questo pensano spesso o dicono certi attori, specie quando hanno avuto poco tempo e le battute da ricordare sono tante. L’altro pensiero che li preoccupa riguarda i movimenti che devono fare, in special modo quando la scena coinvolge un altro attore o, peggio, più attori. Ed allora nella fase di preparazione cercano di concordare ogni minimo dettaglio con gli altri: «Allora, tu ti sposti a sinistra, poi io ti prendo la mano e a quella battuta che dirai ci guarderemo, piano piano poi alziamo la testa verso l’alto torcendo il busto a destra e i piedi dall’altra parte…».

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La vita e il dolore nella vita degli attori

La vita è la linfa dell’arte. È essa che nutre un artista. Quest’ultimo più affamato è e più fa esperienze che lo formano e lo fanno crescere. Un assunto questo che gli artisti conoscono bene e che mettono in pratica, a un certo punto per abitudine. Più o meno viene suggerito in qualsivoglia corso per attori o libro di andare per strada il più possibile, di conoscere le persone, di osservarle, di interagirci ecc. Buona parte della maestria deriva da questo. Diventa anche parte del tuo stesso essere nel mondo e di avere a che fare con gli altri. Si vede nei tuoi stessi modi e persino negli occhi che cercano le situazioni di vita più disparate. È la prima impressione che ho avuto con Giorgio Vignali, coach con il quale ho avuto la possibilità di confrontarmi. Lo avevo già introdotto ai lettori del blog parlando del workshop che ha tenuto l’1 e 2 ottobre 2022 a Oria (Br), come evento di preparazione alla seconda edizione del Generation Film Fest.

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Come fa il pensiero visuale a risolvere rapidamente i tuoi problemi

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Photo by Fabian Wiktor on Pexels.com

Ogni giorno, ovunque, siamo di continuo bombardati da immagini. Dai social, alla pubblicità e ai cartelli stradali. Eppure non sappiamo niente di pensiero visuale. Con poche, semplici immagini è possibile venire a capo di difficoltà che sembrano piuttosto complicate. Non è una magia ma è la semplice potenza di ciò che nel mondo anglosassone è chiamato visual thinking, il pensiero visuale appunto. C’è un paradosso di cui dobbiamo subito occuparci. A scuola ci hanno sfinito con la grammatica e la produzione di testi scritti mentre non sappiamo leggere e decodificare molte immagini. Vedo spesso persone che di fronte ad una mappa mentale, per esempio, rimangono smarrite, non capendo di cosa si tratta. C’è persino qualcuno che non sa usare le mappe di google o le vecchie carte geografiche, pur in giovane età. Nella nostra educazione, almeno parlo della mia generazione (cioè dei quarantenni e dei cinquantenni di oggi), c’è quel che Eleonora Fiorani chiama il pregiudizio logocentrico di cui parla nel suo libro Grammatica della comunicazione. L’autrice dice che i moderni analfabeti sono coloro che non sanno leggere le immagini. Allora vale la pena dare un’occhiata al suo libro per imparare a farlo, soprattutto il terzo capitolo dedicato al linguaggio dell’immagine.

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Come pianificare lo studio in modo naturale ed efficace

top view of a person holding a diary on a wooden table
Photo by Polina Tankilevitch on Pexels.com

Prima o poi nella propria vita occorre affrontare uno o più cicli di studio. Può essere al liceo. Oppure può accadere quando si comincia l’università, oppure ancora dopo la laurea, se uno per esempio deve proseguire con il dottorato. Anche quando si fa un nuovo lavoro ci si deve spesso aggiornare. In tanti provano stress in queste occasioni. Avvertono tanta fatica e sono sommersi dalle difficoltà. Come pianificare il proprio studio, il proprio apprendimento in modo sereno, naturale ed efficace? Ci occupiamo di ciò in questo articolo.

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