La vita e il dolore nella vita degli attori

La vita è la linfa dell’arte. È essa che nutre un artista. Quest’ultimo più affamato è e più fa esperienze che lo formano e lo fanno crescere. Un assunto questo che gli artisti conoscono bene e che mettono in pratica, a un certo punto per abitudine. Più o meno viene suggerito in qualsivoglia corso per attori o libro di andare per strada il più possibile, di conoscere le persone, di osservarle, di interagirci ecc. Buona parte della maestria deriva da questo. Diventa anche parte del tuo stesso essere nel mondo e di avere a che fare con gli altri. Si vede nei tuoi stessi modi e persino negli occhi che cercano le situazioni di vita più disparate. È la prima impressione che ho avuto con Giorgio Vignali, coach con il quale ho avuto la possibilità di confrontarmi. Lo avevo già introdotto ai lettori del blog parlando del workshop che ha tenuto l’1 e 2 ottobre 2022 a Oria (Br), come evento di preparazione alla seconda edizione del Generation Film Fest.

Qui voglio, invece, lasciare qualche segno scritto che aiuti me e altri a fissare due o tre cose della sua vasta esperienza di attore, sceneggiatore e regista che sono capaci di trasformare la vita di un artista e renderlo affamato, come accennavo all’inizio di questo post, vivo, interessante. Una di queste è l’attaccamento alla vita quotidiana di chi ci sta intorno, alla conoscenza delle persone anche laddove non riesci a comunicare perché non conosci la lingua come quella volta che durante un suo soggiorno a Hong Kong notò che gli abitanti di questa città, a differenza di tante altre parti del mondo, evitavano di comunicare, persino di incrociare il suo sguardo. Lui pensò che forse era a causa del fatto che lì ben pochi parlano in inglese. Allora andò al mercato e cercò in tutti i modo di comunicare con gli espositori che a un certo punto iniziarono a offrirgli tutte le mercanzie alimentari che vendevano mostrando spiccate doti di simpatia e di interazione, capendosi in qualche modo, a gesti, con pochissime parole in inglese, a sorrisi e a chissà con quale altro modo. La vita, a volte, devi stanarla laddove si nasconde.

Essa presenta tanti diversi momenti, a volte tediosi, a volte gioiosi e a volte dolorosi. Quelli più importanti per un attore sono questi ultimi. Sono preziosi non solo per la memoria emotiva da ripescare alla bisogna ma anche perché è una batteria inesauribile per la motivazione, un’energia indispensabile soprattutto nei momenti difficili. Mi tornano in mente a proposito gli insegnamenti simili dei due coach americani che ho frequentato: Bernard Hiller, che mi ha insegnato a mettere dietro di me la rabbia, per esempio, per farmi spingere da essa invece che permetterle di limitarmi e di Ivana Chubbuck, che mi ha fatto capire quanto il dolore sia utile.

Alla soglia dei settanta anni Giorgio Vignali è un ragazzino con una serie incredibili di esperienze sul set e fuori, in televisione, a teatro ecc. Ho cercato di assorbirle il più possibile, di imparare tutto dai suoi racconti e dal modo in cui usa tutto questo per guidare i suoi allievi, che sono stati capaci di fare quel click nell’anima che ti trasforma da aspirante attore freddo e manipolato da cliché teatrali e televisivi in una persona viva con le emozioni che non vengono più sopite e bloccate ma che affiorano. E quando accade è la scintilla che mette in luce ciò che stai comunicando con la tua performance.

Una botta di vita dunque che da giovane lo ha portato a fare le più disparate esperienze come il deejay e le immersioni subacquee. Qui mi sono accorto della mia diversità perché non amo feste e discoteche e al mare al massimo mi bagno i piedi, come fanno gli indiani, del resto, come mi ha rivelato quel giramondo di Giorgio. Ma una vita di un mentore non va ricalcata in modo pedissequo, facendo gli stessi passi. Se ora voglio crescere ancora di più grazie a questa esperienza alla quale abbiamo lavorato con dedizione assieme alla mia amica e organizzatrice Nadia Carbone è sulla via della voglia di vita, dell’entusiasmo, della forza d’animo che devo re-immettermi. Non a caso siamo stati ospitati da un istituto che trasmette gioia e grande ispirazione spirituale come quello dei Padri Rogazionisti di Oria. È stato un weekend di emozioni e di trasformazione per allievi provenienti da Oria, Torre Santa Susanna, Cisternino e Roma. Reso possibile anche da aziende che ci hanno ben supportato come il Gruppo di ingegneria e costruzioni Destradis, Opificio 51 Bistrot, Farina Automobili, Alfa Copisteria, Cozzetto Auto, B&B Messapia, Pantheon Ristorante e Pizzeria, Akropolis Fast Food, Olivetti Oria, Saverio Ristorante Pizzeria, Fratelli Zaccaria Fisioterapia.

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