Giuda Iscariota: il nome stesso è un marchio d’infamia. Da duemila anni è il simbolo del tradimento, l’uomo che ha venduto il Maestro per trenta denari, l’ombra scura della Passione di Cristo. Ma chi era davvero? E se la sua storia fosse più complessa di quanto ci abbiano sempre raccontato?
Ti hanno mai detto chi sei, prima ancora che tu lo decidessi? Certe parole pesano come macigni. A volte ti vengono appiccicate addosso fin da piccolo e diventano il marchio con cui il mondo ti riconosce. A scuola, per esempio, i bambini vengono divisi in “bravi” e “cattivi”. Quelli che fanno i compiti, che stanno seduti composti, che rispondono bene alle domande sono “i bravi”. Gli altri, quelli che non stanno mai fermi, che si distraggono, che rispondono male, diventano “i problematici”, “i discoli”, “quelli che non andranno da nessuna parte”. E più le senti, più cominci a crederci. Questa è la storia di un uomo che ha vissuto sotto un’etichetta per anni, fino a quando qualcosa è cambiato. Una storia ispirata alla liturgia di oggi, domenica 2 marzo 2025, che parla di identità, giudizio e trasformazione.
Ci sono libri che scorri, sottolinei, chiudi e dimentichi. E poi ci sono quelli che non ti lasciano andare. Non puoi smettere di leggerli, perché sono loro a leggere te. Ti osservano, ti scrutano tra le righe, e quando arrivi all’ultima pagina… non sei più lo stesso.
Tre libri mi hanno fregato. Uno mi ha deriso. Uno mi ha smascherato. E uno mi ha costretto a fare una scelta. L’ultimo ha cambiato tutto.
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Cosa resta di una storia se nessuno la racconta più? E cosa succede quando la voce umana incontra il linguaggio degli algoritmi?
La poesia è suono, ritmo, memoria collettiva. È voce che attraversa il tempo e le generazioni. Ma in un mondo sempre più dominato dalla tecnologia e dall’intelligenza artificiale, possiamo ancora parlare di poesia nel senso più puro?
Nell’ultimo episodio di Radio Terrazzo, abbiamo esplorato il legame tra la parola orale, la scrittura e il digitale, cercando di capire come l’arte possa evolversi senza perdere la sua essenza. Se vuoi scoprire come dialetti, poesia e tecnologia si intrecciano in un viaggio unico tra passato e futuro, continua a leggere e lasciati sorprendere.
Hai mai rincorso qualcosa che sembrava sempre troppo veloce per te? Un sogno, una persona, un traguardo. Corri, allunghi la mano, ma all’ultimo istante… sfugge.
E se fosse la vita stessa a giocare con te?
Oggi, 18 febbraio, si celebra madre Yasoda, una madre come tante. Ma suo figlio non era come gli altri. Suo figlio era Krishna.
Nella cultura indù, Krishna è una delle figure più amate: Dio fatto bambino, monello e mistico, dolce e inafferrabile. Gli studiosi lo chiamano l’Avatara Perfetto, i contadini di Vrindavana lo chiamavano “il ladro di burro”.
Ma Yasoda? Yasoda lo chiamava “figlio mio”.
Ed è qui che inizia la nostra storia in due episodi che vengono narrati ne Il Libro di Krishna, tratto dallo Srimad Bhagavatam, Decimo Canto.
Può una canzone davvero raccontare il dolore o resta solo una finzione emotiva? L’arte dovrebbe raccontare la verità, ma cosa succede quando si limita a sfiorarla senza davvero coglierla? Questa domanda mi è sorta leggendo una conversazione sulla mia bacheca Facebook scaturita dalla canzone Quando sarai piccola di Simone Cristicchi. Il brano affronta il tema della vecchiaia e della perdita di memoria, ma lo fa con un linguaggio che sembra più costruito per commuovere che per rappresentare l’esperienza reale di chi ha vissuto questo dolore.
Oggi, 13 Febbraio 2025, celebriamo due invenzioni che hanno cambiato per sempre il nostro modo di comunicare e sognare. La radio, che per la prima volta portò voci e notizie direttamente nelle nostre case, e il cinematografo, che ci regalò la magia del grande schermo. Nell’odierno episodio di Radio Terrazzo, podcast che riprendo apposta oggi, approfondiamo queste due ricorrenze straordinarie, esplorando il loro impatto culturale e raccontando qualche aneddoto che li collega.
Se continueremo a chiamare “intelligenza” qualsiasi cosa che segue un comando in modo automatico, arriverà il giorno in cui dovrai inchinarti davanti allo sciacquone del bagno perché “decide” quanta acqua far scendere in base a ciò che trova nella tazza. Eppure, eccoti qui, a parlare di “intelligenza artificiale” come se fosse davvero una mente pensante, capace di ragionare, capire, decidere. Ma lo è davvero?
Spoiler: no. Ma aspetta, non fermarti qui. Hai tra le mani un’opportunità unica: ridefinire il modo in cui il mondo pensa alle IA. In questo articolo scoprirai perché “intelligenza artificiale” è la più grande trovata di marketing della storia, come siamo stati portati a credere che un algoritmo sia un’entità pensante e, soprattutto, come puoi contribuire a cambiarne il nome. Sei pronto a fare la storia? Continua a leggere e scegli il vero nome del futuro.
Foto di Steve Johnson: https://www.pexels.com/it-it/foto/fotografia-ravvicinata-di-occhiali-vicino-a-documenti-sgualciti-963056/
Ti è mai capitato di sentirti sopraffatto dagli impegni, con mille cose da fare e nessuna idea da dove iniziare? Marco, un libero professionista con una carriera solida, una famiglia e tanti progetti in corso, ha vissuto questa sensazione per anni. Ogni giorno ha accumulato compiti, ha cercato di gestire troppe cose contemporaneamente e, nonostante la buona volontà, ha finito sempre per sentirsi in ritardo, stressato e frustrato.
Ha provato a risolvere il problema con agende, app di produttività e liste di cose da fare, ma nulla ha funzionato davvero. Il motivo? Non era la gestione del tempo il vero ostacolo, ma il modo in cui si raccontava la sua difficoltà.
Marco si ripeteva spesso frasi come: “Non sono capace di organizzarmi”, “Non ho tempo per pianificare”, “Ho provato di tutto, ma nulla funziona con me”. Questo modo di pensare ha creato un circolo vizioso che ha alimentato ancora di più il caos.
Quando ha scoperto il Problem Telling, ha capito che non bastava cercare strategie di produttività: doveva cambiare il modo in cui percepiva e raccontava la sua situazione. Attraverso questo metodo ha imparato a trasformare il suo problema in una storia diversa, con lui come protagonista e non più come vittima.
In questo caso studio vedremo come ha ribaltato il suo approccio e ha trovato una soluzione efficace per la sua disorganizzazione.
Hai mai pensato che il modo in cui prendi appunti potrebbe cambiare in modo radicale il tuo apprendimento? Ogni giorno, tra milioni di parole ascoltate, solo pochi riescono a catturare ciò che conta davvero. Il problema? Trascriviamo tutto, perdendoci nei dettagli e sprecando tempo prezioso. Ma esiste un metodo semplice per fare la differenza: catturare concetti chiave, organizzarli in modo visivo e risparmiare tempo. In questo articolo, frutto delle mie innumerevoli lezioni, ti guiderò attraverso tre passi pratici per trasformare i tuoi appunti in uno strumento geniale.