L’afasia degli artisti

Di recente Bruce Willis ha dovuto ritirarsi dalle scene perché colpito da afasia. Anche le star del cinema e della televisione vengono colpiti da problemi al cervello, spesso dopo un ictus. Alla fine di settembre di quest’anno ci ha lasciato il comico Bruno Arena, del duo comico I Fichi d’India, che nel 2013 era stato colpito da un aneurisma. In quello stesso anno toccò anche all’attore Tim Curry. A luglio del 2022 anche Pippo Franco è stato colpito da un attacco ischemico. Altre star del cinema con la stessa sorte sono state Alain Delon e Sharon Stone.

L’elenco, se vogliamo, è piuttosto lungo. Voglio concluderlo citando i casi della più celebre coppia teatrale forse di sempre; Franca Rame, nel 2012, e Dario Fo nel 1995. In quest’ultimo caso c’è stato un pieno recupero, o quasi, di tutte le facoltà visive e di memoria compromesse, anche se non del tutto, soprattutto grazie al fatto che il celebre artista ha ripreso a lavorare con rinnovata passione ai suoi progetti.

È al recupero, infatti, che si punta dopo aver ricevuto una “botta” di questo tipo, com’è giusto che sia. Eppure c’è un rapporto privilegiato tra insulti al cervello di questo tipo e l’arte o lo sport. Voglio citare tre casi in proposito. Il primo è quello del chirurgo Jon Sarkin diventato artista di fama internazionale dopo un ictus. Il secondo è quello di Leonardo Melle, atleta paralimpico vicecampione del mondo di triciclo. Lui l’ho incontrato un paio di giorni fa per un’intervista che sarà proiettata il 30 ottobre 2022 durante l’evento che l’associazione Aura ha voluto dedicare alla Giornata Mondiale dell’Ictus. Il terzo, davvero singolare, è quello di Clara Woods, artista dodicenne colpita da ictus nel grembo. Lei non parla ma si esprime attraverso la pittura.

È proprio al rapporto tra arte, performance e silenzio che dedicherò il mio breve intervento durante l’evento di Aura. L’incomunicabilità e il non senso della parola sono stati anche al centro di parte della ricerca letteraria del Novecento con autori come Samuel Beckett ed Eugenio Montale. Ad essi voglio aggiungere Giuseppe Ungaretti la cui poesia si è misurata con l’indicibile, con l’orrore della guerra che toglie la parola ma che anche ne riveste, in modo lapidario, certi significati. In una sua poesia in particolare, dal titolo Silenzio, lui sussurra brevi versi su una città di sole ☀ che una sera lui abbandona e vede dal bastimento nell’ “abbraccio di lumi nell’aria torbida / sospesi”. Il poeta, l’artista, e un po’ noi restiamo lì sospesi per qualche tempo, non sappiamo quanto. È la condizione di un più o meno temporaneo silenzio. È in esso che abbiamo la possibilità di ritrovare un senso al nostro fare. Ne parlerò meglio domenica 30 ottobre presso la chiesa di San Barsanofio in via Luigi Cadorna a Oria (Br) a partire dalle 17:30 (orario d’inizio dell’evento).

Ti è mai capitato di avere a che fare con persone colpite da ictus? O hai vissuto tu in prima persona questo evento? Parlane nei commenti, può essere molto importante per chi legge. Grazie.

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