Come e perché organizzare una rassegna di corti teatrali

Frantoio Ipogeo di via Eugenio Santa Cesaria a Mesagne (Br).

Uno spettacolo teatrale per una serata è senz’altro una delle migliori scelte che si possono fare, ci sono almeno sette buoni motivi per vederlo. Tuttavia si potrebbe assistere invece ad una serie di corti che non solo rappresentano una scelta più varia ma che con il loro susseguirsi possono tenere più viva l’attenzione degli spettatori anche grazie al loro ritmo. Nel post di ieri parlavo dei corti teatrali spiegando cosa sono e come funzionano. Mi è stato chiesto in che modo poter organizzare una rassegna in cui presentarli al pubblico. E ho deciso di rispondere a tale domanda con questo articolo.

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I corti teatrali: cosa sono e come funzionano

Foto di cottonbro.

Tutti o quasi conosciamo il cortometraggio, un film vero e proprio la cui durata è però limitata ad un massimo di trenta minuti. Meno noto è il corto teatrale che si sviluppa secondo la stessa logica e che può arrivare, in questo caso, a venti minuti. Così come il suo gemello cinematografico è abbastanza in voga grazie a numerosi festival. Entrambi sono un po’ figli dei tempi odierni. È raro e dificile che il pubblico a teatro resti per più di due ore oggigiorno, non siamo più abituati alle opere greco-romane che si prolungavano per molto più tempo. E poi ormai il nostro cervello è conformato dai tempi televisivi e più di recente da quelli dei social come YouTube prima e TitkTok dopo. Tanto che su quest’ultimo si stanno affermando i cosiddetti microfilm dalla durata di 30 secondi o di addirittura di 15. Ma di questi parlerò in un prossimo articolo.

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La magia del teatro in casa propria

Foto di cottonbro.

C’è una dimensione del teatro, un modo di sfruttarne lo spazio così tanto che i corpi e gli occhi di attori e spettatori si trovano a uno-due metri di distanza. Una modalità che si è affermata dal Medioevo in poi, che Dario Fo ha privilegiato ogni volta che ha potuto, e che oggi ha il suo naturale luogo di svolgimento negli spettacoli che gli attori fanno nei salotti di casa, a domicilio, presso l’abitazione del committente, di suoi familiari ed amici. È uno spazio di grande intimità nel quale chi assiste può vivere molto da vicino le emozioni e la magia del teatro. L’attore è quasi uno di casa. La sua performance trasforma i pochi metri quadrati di una stanza in un castello 🏰 in un campo di battaglia, in un 🏜 deserto, ecc. Potremmo definire questo tipo di evento come uno spettacolo in 4d.

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La cena con delitto e l’interazione tra attori e spettatori

Foto di Vijay Putra su Pexels.

Sempre più gioco e intrattenimento, aspetti ludici e teatro interagiscono tra di loro ponendo attori e spettatori a stretto contatto e in situazioni di sempre reciproco maggiore coinvolgimento. È da un bel po’ che gli attori sono usciti dai teatri e danno vita a visite turistiche teatralizzate ad esempio. A volte puoi trovare anche una compagnia di improvvisatori a cena i quali danno vita a un murder party, in Italia noto come cena con delitto. All’inizio della serata uno dei personaggi muore perché assassinato da un altro. Sta agli spettatori, spesso organizzati in gruppi, scoprire l’autore del delitto. Questi possono fare tutte le domande che vogliono ed esaminare ogni indizio o prova. Al centro della serata c’è dunque un giallo che può ispirarsi a quelli classici di Agata Christie ad esempio o può avere un’ambientazione storica o altre varianti ancora.

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La visita teatralizzata: cos’è e come funziona

Foto di cottonbro in Pexels.

La visita teatralizzata è un evento durante il quale il turista ha la possibilità di recarsi presso un luogo di suo interesse che viene animato da attori. Questi il più delle volte interpretano dei personaggi storici che fanno rivivere dei momenti salienti dei posti visitati. Il turista può compiere un determinato percorso o restare davanti a una determinata location e attraverso delle rappresentazioni preparate o delle incursioni teatrali può assistere a delle scene che hanno a che vedere con quel luogo e con chi lo ha vissuto. Si può trattare di artisti famosi del passato come Caravaggio, Leonardo, Michelangelo o di navigatori come Colombo o di generali come Napoleone e altri ancora o di persone più o meno note legate ad un fatto di cronaca eclatante oppure ancora di figure locali che per un certo tempo tornano in vita, per così dire. Non c’è capoluogo di provincia ormai in Italia che non abbia un qualche gruppo di guide e attori che inscenano questo che è diventato un format ormai molto diffuso e con una serie di varianti. E tanto più sono efficaci quanto più gli attori sono capaci di improvvisare ed interagire con il pubblico.

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L’attore è un pugile e lo spettacolo un ring

Foto di Coco Championship su Pexels.

Uno spettacolo teatrale è come un match di 🥊 boxe. Il tuo coach-allenatore può prepararti a qualunque risvolto e può assisterti a bordo ring per correggere il tiro ma sei tu che le prendi e le dai. Allo stesso modo è l’attore che va sul palco e affronta il pubblico. È lui l’interprete di una sfida che non ammette un solo tempo morto, nessun calo di tensione, anche quando tutto è fermo. È sempre lui che se la deve giocare e che deve fare delle scelte. Queste ultime possono essere studiate a tavolino tutto il tempo che si vuole e possono essere meglio adeguate durante delle prove più o meno lunghe.

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Il problema dello spazio teatrale nella scena contemporanea

Foto di Hisham Zayadnh su Pexels.

Il palco a una certa altezza e la platea giù, il teatro come luogo e come struttura che conosciamo oggi in Italia, è il luogo peggiore dove rappresentare uno spettacolo teatrale. Si chiama sala all’italiana e nasce nel seicento per esigenze uditive, legate alla musica, che impediscono, di fatto, la visuale. Come scrive Fabrizio Cruciani in Lo spazio del teatro tale edificio è il risultato della nostra cultura che per tanto tempo ha dato spazio al melodramma che è per lo più uno spettacolo musicale. Altrove, invece, si affermavano nello stesso tempo altri modi di concepire lo spazio del teatro come quello elisabettiano in Inghilterra, o l’impianto vitruviano dello Schouburg di Amsterdam oppure ancora con il sistema dei tre carri spagnoli. Il continuare ad insistere sullo stesso tipo di struttura, soprattutto in Italia, vuol dire compromettere il modo stesso in cui concepiamo la messinscena e l’idea stessa di rappresentazione.

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Il cinema e il teatro della messincena

Foto di Ben Collins su Pexels.

Alcuni lavori teatrali e cinematografici invece che essere spettacoli teatrali o film sono delle messinscene. E ci sono delle differenze tra questa e quelli. La mise en scène, come la chiamano i francesi, è una prima disposizione di attori, di movimenti scenici essenziali, con accenni di costumi, scenografia, make up e acconciatura. Nel cinema che non aveva tutti gli obiettivi e tutta la dotazione fotografica e tecnologica di oggi potremmo dire che per larga parte di quest’arte abbiamo assistito ad un cinema della messinscena. Per il teatro potremmo dire che vediamo sempre più a messe in scena per la stilizzazione delle scenografie, la pulizia di certi testi con personaggi sempre più ridotti, fino ad arrivare ai monologhi.

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Le tre dimensioni di una produzione artistica

Foto di Pixabay

Qualsiasi produzione culturale è bene che abbia tre dimensioni per essere completa e condivisa. Esse sono: gli scambi che essa genera, il piacere o divertimento o diletto di chi la genera e la interpreta e l’occupazione di tutte le figure che vi lavorano. Se ben calibrate permettono il successo e la piena soddisfazione economica. Esaminiamole tutt’e tre.

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Scena, cultura e nuova civiltà

Foto di Dina Nasyrova.

«Il teatro è cultura» ho sentito affermare dal sindaco della mia città ieri sera. Una frase, questa, che in genere viene declinata a seconda del contesto. Infatti possiamo dire che il cibo è cultura, che la moda è cultura ecc. Quindi guardiamo alla cultura come a un oggetto poliedrico, che ha tante facce. Ma di per sé che cos’è la cultura, che rapporto ha con le arti della scena e con le politiche amministrative? Mi chiedevo questo mentre il sindaco parlava anche perché ha anche aggiunto: «il teatro non deve esserci solo d’estate ma tutto l’anno». Allora forse vale la pena capire meglio il senso dell’affermazione che vorrei approfondire anche sulla scorta di una serie di articoli nei quali sto delineando il rapporto fra quest’arte e quella più recente del cinema con le piccole comunità.

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