I corti teatrali: cosa sono e come funzionano

Foto di cottonbro.

Tutti o quasi conosciamo il cortometraggio, un film vero e proprio la cui durata è però limitata ad un massimo di trenta minuti. Meno noto è il corto teatrale che si sviluppa secondo la stessa logica e che può arrivare, in questo caso, a venti minuti. Così come il suo gemello cinematografico è abbastanza in voga grazie a numerosi festival. Entrambi sono un po’ figli dei tempi odierni. È raro e dificile che il pubblico a teatro resti per più di due ore oggigiorno, non siamo più abituati alle opere greco-romane che si prolungavano per molto più tempo. E poi ormai il nostro cervello è conformato dai tempi televisivi e più di recente da quelli dei social come YouTube prima e TitkTok dopo. Tanto che su quest’ultimo si stanno affermando i cosiddetti microfilm dalla durata di 30 secondi o di addirittura di 15. Ma di questi parlerò in un prossimo articolo.

Che cos’è un corto teatrale e in cosa si differenzia da un atto unico ad esempio o da un normale spettacolo teatrale? La differenza non è solo nella durata, alla quale abbiamo già accennato. Un atto unico è una pièce teatrale formata da un solo atto. Gli atti sono la suddivisione fondamentale di un’opera. Generalmente oggi si usa quella in tre atti. Alcune famose tragedie di Shakespeare per esempio arrivano a cinque atti. Pirandello invece, fra i tanti, scrisse dialoghi, tragedie, e commedie senza interruzioni. Ma un atto unico può arrivare anche a durare quanto un’opera che di atti ne ha di più. Beckett per esempio scriveva per atti unici. Il corto teatrale, invece, è molto più sintetico. Spesso in soli dieci minuti deve raccontare una storia con diversi personaggi. Quindi bisogna usare dei tratti molto rapidi e chiari da subito. È una sorta di acquerello a fronte di un quadro a olio che può essere un copione di una commedia per esempio. Un’ultima distinzione utile può essere utile è quella tra corto e monologo. Quest’ultimo è una scena in cui un attore parla come se pensasse ad alta voce. Un corto, invece, è meglio che non usi dei monologhi per ragioni di tempo.

I corti teatrali possono essere considerati un genere a sé stante, tralasciando se comici o drammatici o gialli ecc. Ha quasi un suo linguaggio esclusivo, suoi stilemi, e richiede un tipo di messinscena diverso da altre opere. Non si presta di certo a un’intera saga come può essere il Mahābhārata, uno dei più grandi poemi epici indiani. Ma può raccontare magari un breve passaggio di una storia più generale. Per esempio uno spettacolo teatrale più in generale potrebbe raccontare la vita di Francesco D’Assisi. Un corto potrebbe invece soffermarsi su qualche episodio o leggenda del santo come le stimmate, o il suo viaggio a Roma dal papa, oppure ancora la leggenda del suo incontro con Federico II, come ho fatto io in un mio lavoro.

A te è mai capitato di assistere ad un corto teatrale? Che sensazioni hai provato? Cosa ti è piaciuto e cosa no? Parlane nei commenti magari. E se vuoi approfondire puoi anche contattarmi.

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