Se vuoi l’attenzione del tuo pubblico devi avere una buona storia da raccontare. Ma storia nel senso vero del termine. Non basta una foto e una musichetta e un video più o meno divertente da inserire su Facebook, Instagram TitkTok. Serve un buon viaggio dell’eroe con chiamata in causa, peripezie, protagonista e antagonista, anche se hai a disposizione solo pochi secondi. Per gli artisti, poi, questo è ancor più vero. Specie gli attori, per i narratori per eccellenza. Da loro pretendiamo, giustamente, qualcosa di più.
Sempre il saggio ha con sé la sua ricchezza 💰, si legge nel primo rigo della Favola di Fedro intitolata Ricchezza e povertà di Simonide. In essa lo scrittore romano narra una vicenda che riguarda il poeta greco lirico Simonide. Originario di Ceo, si reca nelle corti dell’Asia Minore per comporre lodi di vincitori, previo pagamento. Arricchitosi con questa professione pensò di tornarsene via mare 🌊 in patria, presso l’isola di Ceo. S’imbarcò su una vecchia nave che si sfasciò durante una tempesta orrenda. Vi erano dei mercanti che durante il naufragio arraffarono cinture, borse e altri oggetti di valore, cercando di salvarne il maggior numero possibile. A Simonide un tale chiese:
Tra gli eroi d’infanzia avuti in dote c’è Tarzan, di cui oggi si celebra la giornata a lui dedicata. E spulciando qualcosa su di lui mi sono accorto di una cosa che non sapevo: l’autore dei suoi romanzi, Edgar Rice Burroughs, prese ispirazione da Romolo e Remo: i due mitologici gemelli figli di Rea Silvia, discendente di Enea, e di Marte che sono all’origine della fondazione di Roma, che furono abbandonati alla corrente del fiume Aniene e allattati da una lupa.
Che cosa lega la città di Brindisi, in Puglia, con Giovanni Boccaccio, scrittore e poeta autore del Decameron, e con la Sindone di Torino, il lenzuolo di lino che secondo la tradizione avrebbe avvolto Gesù dopo la sepoltura e che ne conserverebbe l’effige? Questo non è un quiz estivo, come tanti, e il legame è profondo, pieno di scoperte e che ci può portare nel cuore di una storia avvincente, quanto quasi ignota. È una di quelle vicende sulle quali non solo passa l’oblio del tempo ma che certe mani provano a cancellare ma che tuttavia emergono grazie a tracce molto piccole, quasi micro. A ben guardarle, però, si scopre che c’è un mondo a proposito di esse.
Ma se gonfi un chewing gum come un pallone poi ti trascina in cielo? Se riesci a metterci tutta l’aria che puoi, diventa grande? Se ti spolmoni e lo riempi, fin dove arriva?
Son domande che da ragazzino mi son fatto tante volte quando facevo i miei esperimenti con le Big Babol. Volevo creare una mini-mongolfiera che mi portasse su in cielo. Ma i risultati arrivavano fino a qualche centimetro e poi c’era l’inevitabile botto. Io intanto ci riprovavo di nuovo.
Nel mondo delle leggende, c’è una storia che cattura l’immaginazione, un racconto di sette fratelli che sfidano le persecuzioni, resistono a prove terribili e alla fine vengono murati vivi in una grotta. Questa non è la trama di un film d’azione hollywoodiano, ma una storia antica che ha affascinato generazioni. Oggi esploreremo il mistero dei Sette Dormienti e scopriremo come questa narrazione risvegli il nostro desiderio di conoscenza.
Conosci i culacchi? Si tratta di racconti più brevi, rispetto ai più noti “Cunti”. Di solito sono satirici, a sfondo anti-clericale e si tramandano di generazione in generazione in Salento nella cultura popolare. Varie bocche in paese li raccontano e li abbelliscono a proprio gusto. A volte il soggetto è qualche aspetto più o meno buffo del costume. Altre volte ancora riprendono dei fatti curiosi, non importa se accaduti davvero o no. Un tempo erano queste le narrazioni della cronaca popolare, in modo non diverso da quel che faceva Matteo Bandello nel 1500 nelle sue Novelle. La prosa, poi, può anche ricordare quella comica e fulminea di François Rabelais. I culacchi più noti sono quelli di Papa Galeazzu, vera e propria maschera di Lucugnano, frazione di Tricase, protagonista di molti episodi picareschi.
Più di recente ne ho letto una buona raccolta in Dialettandoci di Vincenzo Sparviero. Nel mio spettacolo Mistero Salentino, ne adopero molti. In questo articolo voglio proporne tre che sono nati dalla mia penna. Per la verità si tratta di tre raccontini che hanno il sapore di questo genere letterario considerato minore. Eccoli qui di seguito. Buona lettura!
«Che fai porco 🐷? Vai a lavorare!». Nel 1971, a Ceglie Messapica, mio zio Tommaso dipingeva con fervore una tela nel cuore del centro storico. La sua passione venne interrotta da un parente che non riusciva a comprendere la sua visione artistica, ordinandogli di tornare a lavorare nei campi. Per fortuna non lo ascoltò e si mise a fare il ritratista a Piazza Navona a Roma. Una storia di sacrifici e visioni contrastanti.