Tre culacchi d’autore

Conosci i culacchi? Si tratta di racconti più brevi, rispetto ai più noti “Cunti”. Di solito sono satirici, a sfondo anti-clericale e si tramandano di generazione in generazione in Salento nella cultura popolare. Varie bocche in paese li raccontano e li abbelliscono a proprio gusto. A volte il soggetto è qualche aspetto più o meno buffo del costume. Altre volte ancora riprendono dei fatti curiosi, non importa se accaduti davvero o no. Un tempo erano queste le narrazioni della cronaca popolare, in modo non diverso da quel che faceva Matteo Bandello nel 1500 nelle sue Novelle. La prosa, poi, può anche ricordare quella comica e fulminea di François Rabelais. I culacchi più noti sono quelli di Papa Galeazzu, vera e propria maschera di Lucugnano, frazione di Tricase, protagonista di molti episodi picareschi.

Più di recente ne ho letto una buona raccolta in Dialettandoci di Vincenzo Sparviero. Nel mio spettacolo Mistero Salentino, ne adopero molti. In questo articolo voglio proporne tre che sono nati dalla mia penna. Per la verità si tratta di tre raccontini che hanno il sapore di questo genere letterario considerato minore. Eccoli qui di seguito. Buona lettura!

La corda e la tromba

Un meccanico era alle prese con un vecchio motore. Quel genere di motori era la sua passione sin da piccolo. Perciò ci lavorava tanto, ogni volta che poteva, e trascurava di mangiare, di tornare a casa e di stare con la moglie. Quest’ultima, un giorno, andò su tutte le furie, cominciò a pensare che il suo uomo aveva un’altra. Quindi gli disse che stava tirando troppo la corda. Lui le raccontò tutto per filo e per segno ma lei non gli credeva. Il meccanico continuò affermando che tanto aveva quasi finito, mancava solo un ultimo pezzo. Allora lei gli chiese quale fosse. E lui, candidamente, le rispose: la tromba del clacson. A quel punto la donna lo mise fuori dalla porta di casa e gli disse: e mo’ stanotte coricati sulla tromba delle scale!

Il fischietto e il parrucchino di Pippo Baudo

Un muratore sotto il sol leone di Agosto cercava di mettere gli ultimi tufi in cima alla parete che stava costruendo per godersi, poi, le ferie, il mare e la famiglia. Mostrava, tutto orgoglioso, una folta chioma, anche se sotto di essa sudava parecchio. La sete lo tormentava e quindi di tanto in tanto scendeva con la scala giù, dove aveva riposto i viveri all’ombra. Fu mentre scendeva gli ultimi pioli che udì, improvviso, un fischio. Proveniva dal fischietto di un ragazzino che giocava là nei pressi. L’uomo si spaventò e ruzzolò per terra, per fortuna senza conseguenze. Qualcosa era caduta però dalla sua testa: la sua bella chioma era in realtà una parrucca. Il monellaccio l’appese all’estremità di un bastone e lo canzonava: «Il parrucchino di Pippo Baudo! Il parrucchino di Pippo Baudo! Il parrucchino…». L’uomo, allora, con un rapido riflesso agganciò quel ragazzo con la scala, incastrandolo tra un piolo e l’altro: «E questa è l’antenna dell’Eurovisione!».

Il capello di Maradona e il colapasta

Ad Aldo i capelli crescevano che era una meraviglia, foltissimi e con un ritmo impressionante. Era sempre dal barbiere per farseli tagliare, modellare, sistemare. Ma non riusciva mai a trovare qualcosa che lo rendesse soddisfatto. Finché un giorno notò la capigliatura di Maradona. Il problema, però, era che i suoi capelli erano lisci mentre quelli dell’argentino ricci. Fu così che tenne in testa un colapasta per tre mesi, di giorno e di notte, per farsi venire i capelli di Maradona. Il risultato però fu un po’ diverso, diciamo. Perché gli venne una chioma a metà tra Anna Mazzamauro e Nino Frassica ai tempi di Quelli della Notte.

Simpatici no? 😉 Ne conosci altri? Segnalali nei commenti, grazie!

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