Da Dante a Calvino, imparare a scrivere in tre passi

L’immagine rappresenta in modo chiaro e minimalista le tre fasi essenziali del processo di scrittura. A sinistra, una piuma d’oca simbolizza la fase dell’immaginazione, evocando l’ispirazione e la creatività che sono il punto di partenza di ogni opera letteraria. Al centro, una penna stilografica moderna rappresenta la fase di scrittura, il momento in cui le idee vengono trasfuse sul foglio, coniugando tradizione e modernità. A destra, un righello illustra la fase della strutturazione, sottolineando l’importanza dell’organizzazione e della precisione nel dare forma al testo. Infine, in basso, una pietra levigata rappresenta la fase di raffinamento, simboleggiando il processo di revisione e perfezionamento che trasforma una bozza iniziale in un’opera completa e rifinita. Insieme, questi elementi offrono una visione completa e intuitiva del percorso della scrittura, dalla prima ispirazione alla realizzazione finale.

Quali sono le basi della scrittura? In cosa consiste il processo fondamentale che sta dietro ogni opera letteraria o anche solo testuale, saggistica? Come funziona di preciso? Queste sono le domande che mi hanno guidato, nel mio ruolo di coach per metodi di studio e materie umanistiche, a indagare i percorsi creativi di Dante, Petrarca e Calvino. In questo articolo, esploreremo insieme il cuore del loro processo creativo: come hanno utilizzato l’immaginazione per ideare i loro mondi, come hanno strutturato queste visioni e come, infine, le hanno trasformate in parole immortali. Un breve percorso attraverso l’arte della scrittura, che spero possa illuminare e ispirare chiunque si affacci a questo mondo.

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Brindisi, Boccaccio e la Sindone

Che cosa lega la città di Brindisi, in Puglia, con Giovanni Boccaccio, scrittore e poeta autore del Decameron, e con la Sindone di Torino, il lenzuolo di lino che secondo la tradizione avrebbe avvolto Gesù dopo la sepoltura e che ne conserverebbe l’effige? Questo non è un quiz estivo, come tanti, e il legame è profondo, pieno di scoperte e che ci può portare nel cuore di una storia avvincente, quanto quasi ignota. È una di quelle vicende sulle quali non solo passa l’oblio del tempo ma che certe mani provano a cancellare ma che tuttavia emergono grazie a tracce molto piccole, quasi micro. A ben guardarle, però, si scopre che c’è un mondo a proposito di esse.

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Tre culacchi d’autore

Conosci i culacchi? Si tratta di racconti più brevi, rispetto ai più noti “Cunti”. Di solito sono satirici, a sfondo anti-clericale e si tramandano di generazione in generazione in Salento nella cultura popolare. Varie bocche in paese li raccontano e li abbelliscono a proprio gusto. A volte il soggetto è qualche aspetto più o meno buffo del costume. Altre volte ancora riprendono dei fatti curiosi, non importa se accaduti davvero o no. Un tempo erano queste le narrazioni della cronaca popolare, in modo non diverso da quel che faceva Matteo Bandello nel 1500 nelle sue Novelle. La prosa, poi, può anche ricordare quella comica e fulminea di François Rabelais. I culacchi più noti sono quelli di Papa Galeazzu, vera e propria maschera di Lucugnano, frazione di Tricase, protagonista di molti episodi picareschi.

Più di recente ne ho letto una buona raccolta in Dialettandoci di Vincenzo Sparviero. Nel mio spettacolo Mistero Salentino, ne adopero molti. In questo articolo voglio proporne tre che sono nati dalla mia penna. Per la verità si tratta di tre raccontini che hanno il sapore di questo genere letterario considerato minore. Eccoli qui di seguito. Buona lettura!

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