Quaresima, Carnevale e Commedia dell’arte

Foto di Diego Moretto

L’Italia è patria di diverse tradizioni popolari che hanno le loro radici nella notte dei tempi, che a volte scompaiono ma che poi tornano con forza. Esse sono legate ai cicli stagionali e quindi ogni periodo dell’anno ha la sue figure di riferimento. Tra Febbraio e Marzo c’è il passaggio tra il Carnevale e la Quaresima. A questi due sono dedicati due appositi personaggi in Salento che sono Paolino, che altrove è anche noto come Re Carnevale, da una parte, e sua moglie Quaremma dall’altra. Sono entrambi due vecchi. Paolino è un personaggio popolare della tradizione salentina, noto soprattutto durante il periodo del Carnevale: è un uomo che viene descritto come uno sperperatore, un ubriacone e un amante dei piaceri della vita. Al termine di questo periodo non a caso viene bruciato e gli subentra Quaremma.

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Salvador Dalì, genio anche nel cinema

Immagine generata da Rytr

Il 23 Gennaio del 1989 moriva Salvador Dalì. È uno degli artisti più noti al mondo 🌏. Oltre che pittore e scultore è stato cineasta 📽. Voglio perciò ripercorrere in breve la sua carriera artistica iniziando dalla pittura per poi soffermarmi su due lavori cinematografici.

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Raffaele che è morto “solo un momento”

Raffaele Trinchera. Foto di Renato Spina

Chi volge lo sguardo ad Oria da sud o da nord, ne nota il profilo che si distende su diversi monti, da Sant’Anna, o ancor prima, fino alla torre dell’acquedotto. Oggi quella linea che disegna le torri del castello, il vescovado, la cattedrale e altri edifici la chiamiamo skyline ed è il panorama urbano al confine con il cielo, una linea appunto, che con i suoi ghirigori si fa racconto, si fa poesia per la sua essenzialità. E quest’ultima richiede un aedo.

Cominciava così un articolo del Gennaio del 2020 nel mio vecchio blog, oggi non più visibile, che avevo dedicato ad un caro amico che è ora scomparso, il 3 Gennaio scorso. Sto parlando di Raffaele Trinchera che una voce più autorevole della mia come Annamaria Andriani ha definito “cantastorie sognatore, divulgatore di allegria e bellezza in questo mondo angosciato e triste”. In quel post ho avuto modo di approfondire un po’ le sue scelte artistiche. Infatti proseguivo dicendo:

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Nel nome di Leonardo Vitale, artista della meraviglia

Leonardo all’opera negli anni ’90.

Leonardo Vitale è stato un artista salentino, nato a Ceglie Messapica (Br) nel 1952 e vissuto dall’età di ventuno anni in poi ad Oria (Br). Nella sua vita ha usato due strumenti: l’aerografo e i gessi. Con i primi ha realizzato scenografie per luna park, spettacoli viaggianti, trompe l’oeil, quadri e numerose personalizzazioni di caschi, moto, auto, ecc. È stato anche uno spray paint artist: realizzava paesaggi fantasy con le bombolette di vernice. Con i gessi è stato un madonnaro conosciuto in Puglia fin dal suo anno di esordio, il 1985. Non si possono contare le cittadine dove sull’asfalto ha dipinto i santi delle feste che si tengono un po’ ovunque. Suo malgrado, poi, è entrato nella cronaca a causa dell’aggressione, purtroppo per lui mortale, durante un tentativo di rapina il 4 ottobre 2021 a Lecce.

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Fare impresa con l’arte e la cultura

Foto di Arantxa Treva.

L’artista è spesso visto nell’immaginario collettivo come un dandy, un povero spiantato che non ricava da vivere dalla sua arte. Il più vasto campo della cultura è poi appannaggio delle grandi istituzioni, delle fondazioni, degli enti, ecc. O almeno così pare. Infine, salvo l’isola felice di Hollywood dove ci sono cachet fantasmagorici solo per gli attori di punta, anche chi decide di fare del cinema la sua arte sembrerebbe che si auto-condanna ad una vita difficile. L’arte pura si ritiene sia lontana da risvolti commerciali come accade per le band musicali che quando conoscono un successo maggiore dei primi tempi vengono tacciate di essersi svendute. Insomma, con la cultura non si mangia come avrebbe detto Giulio Tremonti anni addietro, anche se di recente ha smentito di aver affermato questo.

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Le tre dimensioni di una produzione artistica

Foto di Pixabay

Qualsiasi produzione culturale è bene che abbia tre dimensioni per essere completa e condivisa. Esse sono: gli scambi che essa genera, il piacere o divertimento o diletto di chi la genera e la interpreta e l’occupazione di tutte le figure che vi lavorano. Se ben calibrate permettono il successo e la piena soddisfazione economica. Esaminiamole tutt’e tre.

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Un fatto brutto e un nuovo show

Ieri, 21 luglio 2022, sono stato intervistato da Idea Radio. E non è un caso. Il claim di questa emittente è: “Promuoviamo la famiglia, il sociale, la cultura, il territorio, difendiamo i diritti dell’infanzia, della disabilità, della persona”. Ora, a cosa sto dedicando tutti i miei articoli in questo periodo? Proprio al territorio, ai suoi problemi sociali e alla sua promozione culturale attraverso le arti della scena, come ho scritto proprio nel titolo di tre post:

  1. Teatro e Turismo: luoghi, emozioni, opportunità;
  2. Tre settori-chiave per la cultura del territorio e la sua promozione;
  3. Tre temi per un’intervista su scena e territorio.
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Tre settori-chiave per la cultura del territorio e la sua promozione

Foto di Vito Giaccari.

La visione culturale di un territorio: questa grande sconosciuta che però dà un senso e una direzione ad ogni evento, lo inserisce all’interno di un disegno strategico. Di questo voglio parlare nel presente articolo, dopo una serie di post in cui mi sono occupato di teatro e cinema, soprattutto nei piccoli centri. Abbiamo bisogno di linee programmatiche perché sono esse che permettono di tessere la stessa materia socio-culturale che trasforma ogni singola manifestazione in una tessera importante di un più generale puzzle. E, si badi bene, questo non è solo parte della progettualità che un’amministrazione deve avere ma coinvolge imprese, associazioni, singoli in modo che l’agire sia condiviso e porti allo stesso obiettivo per tutti.

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