Come e quando si usa l’intelligenza artificiale nel cinema

Immagine creata dall’app Text To Image in Canva con l’input “intelligenza artificiale e cinema”.

L’intelligenza artificiale è uno degli argomenti di cui più si parla in giro per il mondo, un po’ ovunque. Persino al bar più di qualche avventore dice la sua, anche se un po’ a sproposito. Questo è il segno che ormai fa parte della nostra vita quotidiana in modi che aumentano di giorno in giorno. Poteva restare fuori dalla settima arte? Il cinema è stato uno dei primi campi in cui è stata utilizzata sin dal duemila circa per creare folle artificiali, ricostruzioni di luoghi e altre scene che avrebbero richiesto budget enormi, una infinità di comparse e figurazioni e condizioni difficili in cui girare. Film come Il Gladiatore e Il Signore degli Anelli sono stati tra i primi a beneficiarne. Anche se in realtà si trattava di software che ora giudichiamo rudimentali. Allora forse vale la pena di parlare dello stato dell’arte e cioè di come e quando si usa l’intelligenza artificiale nel cinema.

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La vita e il dolore nella vita degli attori

La vita è la linfa dell’arte. È essa che nutre un artista. Quest’ultimo più affamato è e più fa esperienze che lo formano e lo fanno crescere. Un assunto questo che gli artisti conoscono bene e che mettono in pratica, a un certo punto per abitudine. Più o meno viene suggerito in qualsivoglia corso per attori o libro di andare per strada il più possibile, di conoscere le persone, di osservarle, di interagirci ecc. Buona parte della maestria deriva da questo. Diventa anche parte del tuo stesso essere nel mondo e di avere a che fare con gli altri. Si vede nei tuoi stessi modi e persino negli occhi che cercano le situazioni di vita più disparate. È la prima impressione che ho avuto con Giorgio Vignali, coach con il quale ho avuto la possibilità di confrontarmi. Lo avevo già introdotto ai lettori del blog parlando del workshop che ha tenuto l’1 e 2 ottobre 2022 a Oria (Br), come evento di preparazione alla seconda edizione del Generation Film Fest.

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Il workshop di Giorgio Vignali per attori ad Oria

Foto di Lê Minh.

Dov’è il vero talento? In una qualche dote artistica più o meno sviluppata? In un qualcosa che sappiamo fare meglio di qualcun altro? In una capacità che tutti ci riconoscono e per la quale ci applaudono e riceviamo complimenti? La risposta è no. Il vero talento è nelle scelte che facciamo. E le migliori derivano dagli strumenti di cui si dispone. Più ne ho e più so usarli tanto più avrò possibilità di avere successo. Ecco perché il continuo apprendimento, la formazione costante, è ciò che ci fa crescere sempre di più come artisti. Specie quando ci si imbatte in qualcuno che è esperto in più discipline e che quindi ci può dare una visione più ampia sul mestiere che ci interessa.

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Dove studiare recitazione

Foto di Clem Onojeghuo.

La recitazione si studia ovunque, in particolar modo per strada, nei mercati di paesi e città, ovunque ci sia umanità. La domanda dove studiare recitazione è una di quelle classiche, come ad esempio come recitare o come si diventa attori, di chi vuole avvicinarsi a quest’arte e di solito si pensa ad accademie e grandi scuole. Oppure a maestri, mentori, ecc. Fosse così semplice chiunque va a un corso e riceve lezioni riuscirebbe a fare l’attore. Ma la faccenda è più complessa e ne parlerò in questo articolo.

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Come si diventa attori

Foto di isaac berrocal bravo.

Primavera del 1990, gita a Napoli ai tempi del liceo. In una vetrina di una libreria vedo una copertina nera con su scritto Fare l’attore. Prezzo: 42.000 lire (21,70 € di oggi). Non avevo con me i soldi necessari. Me li feci prestare da un compagno. La domanda che di continuo avevo in testa era: come si diventa attori? Sul pullman al ritorno verso casa lo divorai già. E nelle settimane successive lo lessi e lo rilessi di continuo. Non pensavo ad altro. Mi chiedo di continuo ancora oggi a 48 anni la stessa cosa e ne voglio parlare in questo articolo a beneficio di chi ha pensato allo stesso interrogativo almeno una volta nella vita.

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Che cos’è la recitazione: tre falsi miti su di essa

Prima di tutto è una brutta parola! Se vogliamo capire che cos’è la recitazione rendiamoci conto che di fronte a una persona falsa si è soliti dire che sta recitando una parte, che si vede che mente. Lo sapeva bene Thomas Milian, noto al pubblico italiano soprattutto per “Er Monnezza”. Pare che abbia affermato

Vengo dall’Actors Studio: io non recito, non inganno il pub­blico. Mi identifico nei perso­naggi. Oggi come allora vivo come loro, sono loro. Per que­sto Tor Marancia è ancora il mio quartiere preferito.

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La cena con delitto e l’interazione tra attori e spettatori

Foto di Vijay Putra su Pexels.

Sempre più gioco e intrattenimento, aspetti ludici e teatro interagiscono tra di loro ponendo attori e spettatori a stretto contatto e in situazioni di sempre reciproco maggiore coinvolgimento. È da un bel po’ che gli attori sono usciti dai teatri e danno vita a visite turistiche teatralizzate ad esempio. A volte puoi trovare anche una compagnia di improvvisatori a cena i quali danno vita a un murder party, in Italia noto come cena con delitto. All’inizio della serata uno dei personaggi muore perché assassinato da un altro. Sta agli spettatori, spesso organizzati in gruppi, scoprire l’autore del delitto. Questi possono fare tutte le domande che vogliono ed esaminare ogni indizio o prova. Al centro della serata c’è dunque un giallo che può ispirarsi a quelli classici di Agata Christie ad esempio o può avere un’ambientazione storica o altre varianti ancora.

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La visita teatralizzata: cos’è e come funziona

Foto di cottonbro in Pexels.

La visita teatralizzata è un evento durante il quale il turista ha la possibilità di recarsi presso un luogo di suo interesse che viene animato da attori. Questi il più delle volte interpretano dei personaggi storici che fanno rivivere dei momenti salienti dei posti visitati. Il turista può compiere un determinato percorso o restare davanti a una determinata location e attraverso delle rappresentazioni preparate o delle incursioni teatrali può assistere a delle scene che hanno a che vedere con quel luogo e con chi lo ha vissuto. Si può trattare di artisti famosi del passato come Caravaggio, Leonardo, Michelangelo o di navigatori come Colombo o di generali come Napoleone e altri ancora o di persone più o meno note legate ad un fatto di cronaca eclatante oppure ancora di figure locali che per un certo tempo tornano in vita, per così dire. Non c’è capoluogo di provincia ormai in Italia che non abbia un qualche gruppo di guide e attori che inscenano questo che è diventato un format ormai molto diffuso e con una serie di varianti. E tanto più sono efficaci quanto più gli attori sono capaci di improvvisare ed interagire con il pubblico.

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L’attore è un pugile e lo spettacolo un ring

Foto di Coco Championship su Pexels.

Uno spettacolo teatrale è come un match di 🥊 boxe. Il tuo coach-allenatore può prepararti a qualunque risvolto e può assisterti a bordo ring per correggere il tiro ma sei tu che le prendi e le dai. Allo stesso modo è l’attore che va sul palco e affronta il pubblico. È lui l’interprete di una sfida che non ammette un solo tempo morto, nessun calo di tensione, anche quando tutto è fermo. È sempre lui che se la deve giocare e che deve fare delle scelte. Queste ultime possono essere studiate a tavolino tutto il tempo che si vuole e possono essere meglio adeguate durante delle prove più o meno lunghe.

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Il cinema e il teatro della messincena

Foto di Ben Collins su Pexels.

Alcuni lavori teatrali e cinematografici invece che essere spettacoli teatrali o film sono delle messinscene. E ci sono delle differenze tra questa e quelli. La mise en scène, come la chiamano i francesi, è una prima disposizione di attori, di movimenti scenici essenziali, con accenni di costumi, scenografia, make up e acconciatura. Nel cinema che non aveva tutti gli obiettivi e tutta la dotazione fotografica e tecnologica di oggi potremmo dire che per larga parte di quest’arte abbiamo assistito ad un cinema della messinscena. Per il teatro potremmo dire che vediamo sempre più a messe in scena per la stilizzazione delle scenografie, la pulizia di certi testi con personaggi sempre più ridotti, fino ad arrivare ai monologhi.

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