Breve viaggio in una città del Medioevo

Mercato Medievale.

Le rievocazioni basate sul Medioevo sono di moda oggi. Un po’ ovunque si assiste a cortei, tornei, feste, commemorazioni di battaglie, pali, ecc. E si ha un po’ la sensazione che in quell’epoca ci fosse un quotidiano turbinio di eventi, scontri tra cavalieri, musica per strada ecc. Che ci fossero molte feste, insomma, che si protraevano per tutta la notte, come avviene oggi in tante celebrazioni di fatti storici a volte veri e a volte inventati di quel periodo storico. Che ci fossero delle feste legate al Natale o alla Pasqua o ad altri momenti religiosi è indubbio. Anche se avvenivano con modalità diverse dalla rievocazioni odierne. Ma com’era la vita di ogni giorno in una città medievale? Quali erano le attività quotidiane? Com’era scandito il tempo?

Propongo un breve e graduale viaggio all’indietro nel tempo per assaporare alcune atmosfere e alcuni istanti di quella vita aiutato da Storia di un giorno in una città medievale di Arsenio e Chiara Frugoni, tra i più eminenti storici italiani sull’età di cui stiamo parlando. Per farlo dovremmo cominciare dallo spengere tutti i device che abbiamo: smartphone, tablet, speaker, tv. Occorre anche allontanarsi dai rumori del traffico. Azzerarli. E magari recarsi al mercato e ascoltare le urla dei commercianti. Nei secoli passati un mercato settimanale o quotidiano era molto più frequentato di oggi e i merciai “abbanniare” come si indica nell’odierno mercato di Ballarò a Palermo l’antica tecnica vocale di vendita orale basata su una certa enfasi del ritmo.

Possiamo poi spostarci nelle numerose botteghe artigiane che c’erano ed entrando spesso possiamo sentire un fabbro, per esempio, declamare la Divina Commedia o le storie di Tristano e Isotta, o altri canti dei cicli cavallereschi. Anche se dovremmo dire più che altro cantare, come avviene ancora oggi a Ribolla, in Toscana, dove c’è la tradizione dell’ottava rima a braccio, improvvisata. Tutti gli artigiani, insomma, erano cantastorie ed erano capaci anche di cantare di fatti di cronaca più o meno recenti. E lo facevano mentre lavoravano così come avveniva nei campi nei quali erano sempre presenti i canti di lavoro che avevano un certo particolare ritmo che scandiva le varie fasi di lavorazione. Girovagando per il mercato si poteva anche assistere a brevi performance di giullari con le loro concioni (discorsi) contro i potenti. Uno di questi era Francesco D’Assisi il quale utilizzava le stesse tecniche oratorie degli attori di strada. È bene ricordare due cose in proposito: il teatro era bandito dalla chiesa e per quasi mille anni l’unica forma di intrattenimento popolare restò questa. Il giullare non va confuso con il buffone che invece stava nelle corti ed era protetto dal re.

A ben vedere ogni bottega esponeva le sue mercanzie per strada dove tra l’altro stava sempre la gente, per quasi tutto il tempo. Ciò avveniva con dei passatempi come il racconto di favole e storie, la breve messinscena di commediole, oppure con dei giochi come la moscacieca ed altri ancora. Del resto la realtà dell’Italia del sud fino agli anni ’50 era molto simile. Le case erano piccole e anguste e tutti cercavano aria e luce fuori, dove su apposite stanghe era appeso di tutto: la biancheria, le gabbie con gli uccellini, vasi e vasetti, ecc. Gli uomini pure stazionavano per le vie e per le piazze intenti nei loro affari e qualche volta dovevano guardarsi oltre che dai ladri dai ragazzini in spirito di burla come avvenne un giorno a Firenze a Matteo di Cantino Cavalcanti che indossava delle braghe larghe. Dei fanciulli tenevano un topo in una gabbia e la aprirono. L’animale terrorizzato scappò e si infilò proprio nelle braghe di Matteo in mezzo al parapiglia di chi fuggiva da un lato e chi si scansava dall’altro.

I bambini, del resto, giocavano di continuo fuori e si sentivano i loro schiamazzi. Anche i rintocchi delle campane giungevano spesso con dei codici precisi lungo tutta la giornata e si mescolavano con tutti i rumori che facevano gli artigiani e con i grugniti dei maiali usati come spazzini, forse anche dei resti umani di persone punite impiccate per i genitali, costrette ad ingoiare piombo fuso, impalate, infilzate, eviscerate e fatte a pezzi: uno “spettacolo” abituale nell’età di mezzo. Invece di streghe ne furono bruciate poche in confronto a ciò che avvenne nel Seicento: fu questa la vera età della caccia alle streghe e di Giordano Bruno appiccato a Campo de’ Fiori nel 1601. Molti pensano che sia avvenuto nel Medioevo ma è inesatto.

E di notte cosa accedeva? Proviamo a spegnere i fari delle automobili e tutta l’illuminazione pubblica. È il regno del buio rischiarato solo da qualche lume nelle case di legno. Per ovvie ragioni le fiamme in casa erano spente il prima possibile per evitare quegli incendi che si verificavano di frequente. Perciò dopo il tramonto e fino all’alba c’erano solo le tenebre il silenzio. Nessuno o quasi circolava per strada anche perché era molto pericoloso. A sfidare tali condizioni a volte c’erano gli amanti di cui narrano le novelle di Boccaccio, come quella di Madonna Filippa (Decameron, giornata VI, novella VII).

E tu come ritieni che si vivesse ai tempi del Medioevo? Come era secondo te una giornata tipica? O quale aspetto ti piacerebbe approfondire? Parlane nei commenti. Dammi anche la possibilità di fare ulteriori ricerche, di mettere a disposizione maggiori conoscenze. Sostenta questo lavoro, grazie!

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