Il solo metodo per risolvere i problemi: occuparsene

Foto di ROCKETMANN TEAM.

C’è un solo metodo per risolvere i problemi: occuparsene, curarsene. Ci fanno una capa tanta su strategie, trucchi, metodi ecc. Io stesso ho elaborato un approccio innovativo del quale ho parlato per anni e che ho in animo di riprendere. Ma spesso trascuriamo la base di tutto: ci devi essere, devi restare a bordo prima di tutto. Mi risuonano ancora nelle orecchie le parole dell’ufficiale Gregorio De Falco nella telefonata con il comandante Schettino dopo l’incidente a nave Concordia: «Torni subito a bordo, cazzo!».

Sto ricevendo più richieste del solito in questo periodo per collaborare nella realizzazione di eventi o per crearne e promuoverne di nuovi. E alcuni clienti ed amici si stanno facendo vivi perché possa dare una mano. C’è un solo motivo dietro questo: sanno che non faccio promesse e mi metto a testa sotto a lavorare a ciò che occorre. Intorno a me vedo naufragare e fallire tante belle idee o progetti straordinari incentrati su soluzioni incredibili e geniali. Ma mancano nel punto cruciale: chi se ne occupa per davvero, chi si misura con le questioni che sorgono, chi sta lì ad affrontare i contrattempi. Non è detto che io ci riesca sempre ma almeno ci provo ogni volta.

Io sono riuscito a far durare il mio matrimonio solo qualche anno. Ho mille difetti ed è andato per aria. Ma c’è una cosa che la mia ex moglie ancora mi riconosce e cioè che quando c’era un problema burocratico oppure organizzativo oppure ancora di altra natura mai mi tiravo indietro fino all’ultimo. Lo stesso facevo quando praticavo improvvisazione teatrale. Avevo la smania di protagonismo ma ogni compagno in scena sapeva che poteva contare su di me, che restavo lì a costruire anche quando c’erano dei momenti, dei passaggi in cui qualcosa non stava funzionando. Evitavo di agitarmi e lavoravo sodo.

E non intraprendo mai troppe cose alla volta. Anche questo è uno dei principali motivi per i quali tante imprese umane vengono iniziate ma poi restano sospese per tanto tempo fino a quando si perdono e non se ne parla più e quindi finiscono nel dimenticatoio. Devi finire ciò che stai facendo prima di iniziare qualcosa di nuovo e ad ogni modo non puoi sobbarcarti di troppe iniziative e saltare da una all’altra. È anche una questione di rispetto per le persone con cui stai collaborando. Si aspettano da te che tu ci sia e porti sul tavolo i risultati attesi. Se non tutti almeno una parte.

Rispondere alle chiamate quando puoi, pendere gli impegni che riesci a portare a termine ed evitare quelli che non riesci ad onorare, lavorare con costanza e diligenza, affrontare le rogne: son queste le qualità che fanno avanzare i progetti e quindi le relazioni. È sapendo che le aiuterai che le persone ti danno fiducia. Anche se qualcuno ti sta sulle scatole, anche se non sopporti qualcosa. Sii professionale prima di tutto e termina il tuo lavoro. Dopo puoi anche discutere ma prima fai.

Il menefreghismo sembra essere diventato un atteggiamento di tanti. Capita di vedere, per esempio schiere di dipendenti pubblici che chiudono l’ufficio allo scoccare dell’ora fatidica anche se ci sono persone in attesa e che magari hanno anche gravi difficoltà. La cronaca, poi, ogni tanto ci parla di aggressioni per strada dove i più restano indifferenti alle sorti del povero aggredito e tutt’al più ci si ferma a girare video con lo smartphone. Guardando poi alle presenze dei nostri parlamentari in Parlamento ci si accorge di un notevole assenteismo. Siamo circondati, insomma, da tanti cattivi esempi da parte di lavativi, scansafatiche, negligenti.

“Anche le più alte e generose imprese vanno a finire nel nulla e perdono il nome stesso di azioni” dice Amleto nel monologo della scena I nel terzo atto della tragedia di Shakespeare. Nel suo caso sono gli incubi del dopo-morte a renderci riflessivi e a farci abbandonare la risolutezza. Nel nostro, invece, non siamo risoluti fino alla fine perché procrastiniamo, perché sopravvalutiamo quel che possiamo fare in un determinato lasso di tempo, perché non teniamo conto dei tanti intoppi che possono sorgere sotto l’influenza del “pensiero positivo”. Di fronte a tutto ciò che ci impedisce di risolvere i problemi nostri e degli altri c’è una sola cosa da fare: agire, darsi da fare fino all’ultimo istante.

Ti riconosci in queste situazioni? Ti capitano situazioni simili? Come ti regoli tu? Hai esperienze da raccontare in merito? Parlane nei commenti, può essere utile a tante persone.

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