La magia del teatro in casa propria

Foto di cottonbro.

C’è una dimensione del teatro, un modo di sfruttarne lo spazio così tanto che i corpi e gli occhi di attori e spettatori si trovano a uno-due metri di distanza. Una modalità che si è affermata dal Medioevo in poi, che Dario Fo ha privilegiato ogni volta che ha potuto, e che oggi ha il suo naturale luogo di svolgimento negli spettacoli che gli attori fanno nei salotti di casa, a domicilio, presso l’abitazione del committente, di suoi familiari ed amici. È uno spazio di grande intimità nel quale chi assiste può vivere molto da vicino le emozioni e la magia del teatro. L’attore è quasi uno di casa. La sua performance trasforma i pochi metri quadrati di una stanza in un castello 🏰 in un campo di battaglia, in un 🏜 deserto, ecc. Potremmo definire questo tipo di evento come uno spettacolo in 4d.

E non importa che non ci siano imponenti scenografie, fari e proiettori teatrali e le dimensioni di un grande teatro. Tutto è ridotto all’essenziale, al centro, al cuore dell’azione scenica che è l’attore. Perché di questo stiamo parlando e cioè di un teatro dell’attore, pur in presenza di una regia e di una drammaturgia. Egli è un po’ come un sacerdote che officia i suoi riti. La serata diventa allora un rito collettivo, un rosario di immagini che prendono corpo dalle parole e dalle azioni. In questo modo si alzano le vibrazioni tra i presenti. È come se suonassero all’unisono. E quando ciò accade può nascere di tutto. E tale rito ha un’anteprima con la scelta del testo, il suo adattamento, la scelta degli spazi più idonei, la disposizione degli spettatori, degli attori e di eventuali oggetti di scena. Chi va a teatro tutto ciò non lo vive. Chi ospita uno spettacolo teatrale in casa ne diviene, in qualche modo, parte dall’inizio.

Se poi dopo lo spettacolo si cena tutti insieme l’incontro è completo, si arriva alla comunione di attori, spettatori ed ospitanti. La convivialità porta a compimento la liturgia precedente. Quegli sguardi che prima s’incrociavano in mezzo allo show ora s’incontrano a tavola a pochi centimetri e danno vita a conversazioni. Queste ultime si fanno più approfondite e partecipate in quel che può essere considerato “il terzo tempo” e cioè il post-cena. Quando mi sono dedicato io alle cene-spettacolo facevo prevedere sempre un momento come questo durante il quale si poteva accennare a temi toccati dalla rappresentazione teatrale oppure ad altro.

Questa formula di intrattenimento è ottima per le serate d’inverno in buona compagnia, magari accanto ad un caminetto, visto che già il fuoco di per sé evoca delle storie. Ma si può fare anche col bel tempo quando si può stare fuori in giardino o in terrazzo. Cosa c’è di meglio di una notte d’estate per rivivere avventure ambientate ai tempi de Le mille e una storia oppure nel Medioevo o nel Seicento di Shakespeare o ai tempi dei nostri nonni? Qui la fantasia e le possibilità non mancano, come anche la voglia di grandi e piccini di vedere incarnati principi, streghe, orchi, soldati, eroi di ogni tempo e luogo.

Sempre più numerosi sono i gruppi di teatranti, un po’ ovunque, pronti a portare il teatro in tanti luoghi, compresi gli appartamenti. Nella mia proposta, quando me ne occupo, un grande posto è dedicato anche alla musica, con un autore che la esegue dal vivo. Essa amplifica ogni dimensione e concerta il balletto delle sensazioni che si avvicendano, si alternano, si inseguono.

E tu hai mai ospitato in casa tua o assistito a uno spettacolo di questo genere? Parlane nei commenti se vuoi. Se ti interessa approfondire puoi anche contattarmi.

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