Tre settori-chiave per la cultura del territorio e la sua promozione

Foto di Vito Giaccari.

La visione culturale di un territorio: questa grande sconosciuta che però dà un senso e una direzione ad ogni evento, lo inserisce all’interno di un disegno strategico. Di questo voglio parlare nel presente articolo, dopo una serie di post in cui mi sono occupato di teatro e cinema, soprattutto nei piccoli centri. Abbiamo bisogno di linee programmatiche perché sono esse che permettono di tessere la stessa materia socio-culturale che trasforma ogni singola manifestazione in una tessera importante di un più generale puzzle. E, si badi bene, questo non è solo parte della progettualità che un’amministrazione deve avere ma coinvolge imprese, associazioni, singoli in modo che l’agire sia condiviso e porti allo stesso obiettivo per tutti.

Un brand chiaro

Di solito si giustifica l’agire estemporaneo dicendo che mancano i mezzi finanziari per una più ampia visione. Oppure, a volte, ciascun attore ha in mente qualcosa della quale gli altri non sanno nulla. E quindi ognuno va nella sua direzione e agli occhi degli esterni, dei turisti, di chi usufruisce di produzioni e servizi culturali emerge confusione. Invece abbiamo bisogno di un brand che comunichi secondo criteri chiari, inequivocabili e accattivanti.

Il caso di Taranto

Facciamo subito un esempio. Parliamo del MarTa di Taranto, il museo archeologico che per il secondo anno consecutivo è stato premiato da TripAdvisor tra le migliori attrazioni del mondo. È come se avesse vinto l’oscar del turismo. Questo risultato non è solo frutto di ciò che il museo sta facendo a livello di comunicazione nel web e in particolar modo su TikTok. È anche merito di tutta la città che, da qualche anno a questa parte, ha imparato ad agire in modo univoco, pur valorizzando la molteplicità delle sue risorse paesaggistiche ma anche umane. Tra l’latro nella top ten delle città pugliesi più taggate su Instagram Taranto è al quarto posto, nonostante i suoi gravosi problemi ambientali.

Il senso di appartenenza

Tuttavia qui non è solo e tanto questione di bellezze culturali e di eventi più o meno riusciti, di successo. È in gioco il senso stesso di appartenenza dei cittadini, la loro possibilità di fare comunità, spesso interdetta da vari fattori. Ci sono valori di fondo da cui tutto dipende e che il “sindaco santo” Giorgio La Pira seppe incarnare negli anni in cui amministrò Firenze. A lui, tra l’altro, si deve la riedificazione del teatro comunale della città. Suo assessore alle Belle Arti fu tal Pietro Bargellini al quale si deve un grande potenziamento del Maggio Musicale Fiorentino.

Gli operatori culturali

Come detto ad inizio articolo, però, le chiavi con le quali leggere un territorio e pensare ad interventi mirati ed efficaci non ce le hanno in mano solo gli amministratori. Ci sono sempre degli operatori culturali capaci di avere una visione per il futuro e se questi riescono a parlarsi danno maggiore respiro alle loro iniziative. Un ruolo importante in tal senso ce l’hanno le associazioni quando riescono ad uscire dagli orticelli in cui si rifugiano.

Tre parole

Ciò di cui sto parlando non richiede sforzi complessi o anni di lavoro. È molto più semplice. Bastano, ad esempio, anche tre sole parole o espressioni sulle quali imbastire il canovaccio delle performance cittadine, da tenersi tutto l’anno. Voglio ora elencarne tre prendendo ad esempio una qualunque cittadina del Salento.

Mercato Agricolo

La prima che scelgo è “mercato agricolo“. A detta di tanti amministratori spesso nei comuni di questa parte d’Italia s’insiste che il primo elemento della locale economia non sia il turismo ma l’agricoltura e che quindi a questa vadano destinati soprattutto i fondi. Ebbene, possibile che a nessuno venga in mente che in tanti altri luoghi d’Italia, Puglia compresa, agricoltura e turismo vanno già da diverso tempo a braccetto e che è stato anche coniato il neologismo agriturismo? E quindi una linea programmatica qui è individuabile nel potenziamento delle strutture ricettive extra-urbane legate all’enogastronomia.

Memoria Minerale

La seconda espressione la rubo agli organizzatori della Festa delle Storie che si tenne nel settembre del 2013 a Mesagne, in provincia di Brindisi. Essa è “memoria minerale“. Partecipai anche io a questa festa con il racconto di Il Leone di san Cosimo. Ne ho un vivo ricordo. Su Fondazione per il sud c’è ancora la scheda di questo progetto. In essa si può vedere come l’elemento ancestrale che fece da base furono le pietre del territorio. Tutti ci lamentiamo della memoria che si sta perdendo e quasi tutti i ricercatori e gli scrittori locali vi si dedicano in un bailamme spesso contradditorio perché si assiste tante volte ad una sterile polemica. A Mesagne seppero fare sintesi di tutto e misero insieme animazione sociale, valorizzazione del patrimonio storico architettonico e culturale, inclusione sociale e promozione turistica.

Bua

La terza e ultima chiave che scelgo è “bua” che il vocabolario Treccani spiega come “voce onomatopeica infantile, usata anche da chi parla a bambini, che significa male, dolore”. Questo termine è per se stesso già curativo. Quando un bambino si sbuccia un ginocchio e per la prima volta in vita sua si spaventa vedendo sangue, più o meno abbondante, fuoriuscire il fatto stesso di minimizzare l’accaduto usando questa parola dà grande forza e rassicurazione al bambino stesso. Ma anche il designare altri mali, più o meno gravi, con bua permette di parlare ai bambini. “Alla Bua” era, poi, una locuzione utilizzata dagli anziani nelle osterie di Alliste, in provincia di Lecce, e dintorni per accompagnare i canti di lavoro o d’amore. Ne è nato anche un gruppo musicale legato alla tradizione della pizzica de core. E qui la bua, il “grande male” studiato da Ernesto De Martino negli anni ’50 e ora diventato fenomeno fin troppo di moda va rintracciato di nuovo nelle sue origini come realtà che invece veniva nascosta e di cui ci si vergognava. Saper raccontare i mali di un territorio con i giusti strumenti può diventare allora un percorso di grande interesse.

I tuoi termini

Questi sono solo tre esempi di come intorno a certe espressioni lessicali possiamo costruire per associazione un quadro legato ad una o più comunità e in vista del suo autentico sviluppo umano ed economico. Tu quali termini sceglieresti? Parlane nei commenti, grazie!

Print Friendly, PDF & Email
0 0 votes
Article Rating
Subscribe
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments