Domande sulla forza delle immagini

Ieri sera vedevo dei buoni cortometraggi a Vicoli Corti, ben fatti, da ogni punto di vista: sceneggiatura, regia, fotografia, ecc. Si vedeva che c’erano registi esperti, buoni direttori della fotografia, scenografi in gamba, ecc. Stavo per andare via dopo aver visto le prime due proiezioni della serata quando piombano le immagini del documentario in programma Due scatole dimenticate, una produzione del 2020 con la regia di Cecilia Mangini e Paolo Pisanelli. La mia intenzione di alzarmi dalla sedia viene subito stoppata e il tempo vola in quei cinquantotto minuti di film che all’inizio mi avevano un po’ spaventato. Ho pensato che per un lavoro del genere erano troppi e che mi sarei annoiato. Invece altro che noia!

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Come fa il pensiero visuale a risolvere rapidamente i tuoi problemi

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Photo by Fabian Wiktor on Pexels.com

Ogni giorno, ovunque, siamo di continuo bombardati da immagini. Dai social, alla pubblicità e ai cartelli stradali. Eppure non sappiamo niente di pensiero visuale. Con poche, semplici immagini è possibile venire a capo di difficoltà che sembrano piuttosto complicate. Non è una magia ma è la semplice potenza di ciò che nel mondo anglosassone è chiamato visual thinking, il pensiero visuale appunto. C’è un paradosso di cui dobbiamo subito occuparci. A scuola ci hanno sfinito con la grammatica e la produzione di testi scritti mentre non sappiamo leggere e decodificare molte immagini. Vedo spesso persone che di fronte ad una mappa mentale, per esempio, rimangono smarrite, non capendo di cosa si tratta. C’è persino qualcuno che non sa usare le mappe di google o le vecchie carte geografiche, pur in giovane età. Nella nostra educazione, almeno parlo della mia generazione (cioè dei quarantenni e dei cinquantenni di oggi), c’è quel che Eleonora Fiorani chiama il pregiudizio logocentrico di cui parla nel suo libro Grammatica della comunicazione. L’autrice dice che i moderni analfabeti sono coloro che non sanno leggere le immagini. Allora vale la pena dare un’occhiata al suo libro per imparare a farlo, soprattutto il terzo capitolo dedicato al linguaggio dell’immagine.

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