Mangiare con gli occhi: come il cibo è diventato protagonista al cinema

Il cibo e il cinema: due piaceri della vita che spesso si intrecciano in modo indimenticabile sul grande schermo, creando scene iconiche che rimangono impresse nella nostra memoria. In questo articolo, esploreremo il legame tra la settima arte e la cucina, concentrandoci in particolare sulla cinematografia italiana e internazionale, attraverso film che hanno reso celebre questa connessione e che suscitano in noi la voglia di saperne di più.

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Raffaele che è morto “solo un momento”

Raffaele Trinchera. Foto di Renato Spina

Chi volge lo sguardo ad Oria da sud o da nord, ne nota il profilo che si distende su diversi monti, da Sant’Anna, o ancor prima, fino alla torre dell’acquedotto. Oggi quella linea che disegna le torri del castello, il vescovado, la cattedrale e altri edifici la chiamiamo skyline ed è il panorama urbano al confine con il cielo, una linea appunto, che con i suoi ghirigori si fa racconto, si fa poesia per la sua essenzialità. E quest’ultima richiede un aedo.

Cominciava così un articolo del Gennaio del 2020 nel mio vecchio blog, oggi non più visibile, che avevo dedicato ad un caro amico che è ora scomparso, il 3 Gennaio scorso. Sto parlando di Raffaele Trinchera che una voce più autorevole della mia come Annamaria Andriani ha definito “cantastorie sognatore, divulgatore di allegria e bellezza in questo mondo angosciato e triste”. In quel post ho avuto modo di approfondire un po’ le sue scelte artistiche. Infatti proseguivo dicendo:

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Fare impresa con l’arte e la cultura

Foto di Arantxa Treva.

L’artista è spesso visto nell’immaginario collettivo come un dandy, un povero spiantato che non ricava da vivere dalla sua arte. Il più vasto campo della cultura è poi appannaggio delle grandi istituzioni, delle fondazioni, degli enti, ecc. O almeno così pare. Infine, salvo l’isola felice di Hollywood dove ci sono cachet fantasmagorici solo per gli attori di punta, anche chi decide di fare del cinema la sua arte sembrerebbe che si auto-condanna ad una vita difficile. L’arte pura si ritiene sia lontana da risvolti commerciali come accade per le band musicali che quando conoscono un successo maggiore dei primi tempi vengono tacciate di essersi svendute. Insomma, con la cultura non si mangia come avrebbe detto Giulio Tremonti anni addietro, anche se di recente ha smentito di aver affermato questo.

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Le tre dimensioni di una produzione artistica

Foto di Pixabay

Qualsiasi produzione culturale è bene che abbia tre dimensioni per essere completa e condivisa. Esse sono: gli scambi che essa genera, il piacere o divertimento o diletto di chi la genera e la interpreta e l’occupazione di tutte le figure che vi lavorano. Se ben calibrate permettono il successo e la piena soddisfazione economica. Esaminiamole tutt’e tre.

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Scena, cultura e nuova civiltà

Foto di Dina Nasyrova.

«Il teatro è cultura» ho sentito affermare dal sindaco della mia città ieri sera. Una frase, questa, che in genere viene declinata a seconda del contesto. Infatti possiamo dire che il cibo è cultura, che la moda è cultura ecc. Quindi guardiamo alla cultura come a un oggetto poliedrico, che ha tante facce. Ma di per sé che cos’è la cultura, che rapporto ha con le arti della scena e con le politiche amministrative? Mi chiedevo questo mentre il sindaco parlava anche perché ha anche aggiunto: «il teatro non deve esserci solo d’estate ma tutto l’anno». Allora forse vale la pena capire meglio il senso dell’affermazione che vorrei approfondire anche sulla scorta di una serie di articoli nei quali sto delineando il rapporto fra quest’arte e quella più recente del cinema con le piccole comunità.

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Tre temi per un’intervista su scena e territorio

Foto di Dmitry Demidov

Quando alla radio si parla di un certo tema le voci che se ne occupano compiono già un’azione fisica importante. I suoni che vengono amplificati dai microfoni e diffusi con antenne o con tecnologie via web si diffondono nel territorio e sono già esse stesse intervento. Il potere della parola davvero può evocare e creare, quasi come facevano gli antichi saggi ebrei con il Golem, una delle storie pugliesi che prima o poi mi piacerebbe raccontare. Domani, 21 luglio 2022, gli amici di Idea Radio mi chiameranno alle 10 e 40 per un’intervista. Per aiutare il loro compito e facilitare anche gli ascoltatori indico qui di seguito tre buoni motivi per seguire in diretta questo evento radiofonico: i tre temi che magari faranno da filo conduttore e che sono i tre pilastri di una serie di miei articoli qui nel blog.

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Tre settori-chiave per la cultura del territorio e la sua promozione

Foto di Vito Giaccari.

La visione culturale di un territorio: questa grande sconosciuta che però dà un senso e una direzione ad ogni evento, lo inserisce all’interno di un disegno strategico. Di questo voglio parlare nel presente articolo, dopo una serie di post in cui mi sono occupato di teatro e cinema, soprattutto nei piccoli centri. Abbiamo bisogno di linee programmatiche perché sono esse che permettono di tessere la stessa materia socio-culturale che trasforma ogni singola manifestazione in una tessera importante di un più generale puzzle. E, si badi bene, questo non è solo parte della progettualità che un’amministrazione deve avere ma coinvolge imprese, associazioni, singoli in modo che l’agire sia condiviso e porti allo stesso obiettivo per tutti.

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Tutte le strade che mi portano a Roma

Tutte le strade portano a Roma titolava l’11 agosto 2021 Il Messaggero un articolo su una serie di grandi eventi sportivi nella capitale. Dopo la mancata candidatura ad ospitare le Olimpiadi c’è un rinnovato fermento in questo campo. E nella foto che accompagna il testo si vede il Colosseo. Tutte ‘e strade pòrteno a Roma, come si dice in romanesco, allora. In latino suona così: Omnes viae Romam ducunt. Un detto che si riferisce a tutte le vie consolari all’epoca dell’antica Roma. Una rete viaria che in parte è ancora quella attuale e che ha fatto sì che Roma sia sempre, in qualche modo, vicina. Così vicina anche per me che ho deciso di tornarci a vivere e in questo articolo spiego perché.

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