Quella volta che fui sequestrato dalle Brigate X

Mi sequestrarono e mi rapirono per diversi giorni. Avvenne il 14 Febbraio 2018. E pubblicarono la foto del mio rapimento con il giornale in mano, come facevano negli anni ’70 i sequestratori. Mi fecero tante domande alle quali risposi. Si firmarono come Brigate X e non ho mai capito chi fossero e perché mai volessero parlare proprio con me. Io cercai di parlare in franchezza con loro e di fare in modo che svelassero le ragioni del loro gesto ma ben poco trapelò.

Dicevano solo che quella X era un confine, il limite del mondo al quale secondo loro eravamo giunti. Parlavano di un punto in cui eravamo di fronte a Dio o, meglio, davanti al cancello del Regno dei Cieli. E che con questo dovevamo fare i conti. Io provai a capirne di più, a quale cancello si riferissero e perché mai secondo loro ci eravamo giunti. Chiesi anche se quella era una loro metafora, come mi appariva, e quindi quale era il vero motivo della loro azione. Ma restarono sul vago e misterioso.

A me veniva in mente la X dei romani dove in numeri quel simbolo vuol dire 10 e quindi pensai all’unità militare di base della legione romana. Loro negarono tale accostamento. Semmai, mi dissero, puoi pensare alla croce del nazareno. Che però sempre romana è, perché furono appunto i romani a crocifiggere Gesù, stando ai Vangeli. A quel punto chiesi loro se si erano ispirati alla croce di Sant’Andrea ma non confermarono. Ma neanche smentirono però.

Che fossero lontani seguaci di Andrea apostolo, il martire fratello di Pietro giustiziato il 30 Novembre del 60 d. C.? Fu lui ad indicare per primo Gesù come agnello di Dio. E la cosa non mi tranquillizzava affatto. Cercavano nuovi martiri? Nuovi agnelli da sacrificare? Loro insistevano sulle loro intenzioni pacifiche anche se mi tenevano sequestrato nella mia stessa casa. E mi costringevano a pubblicare loro post sui miei account social sempre con la fatidica X.

Alla fine tennero quel che chiamavano “processo del popolo di Dio”, una sorta di giudizio sul comportamento mio e della generazione alla quale appartengo. Qualcosa di simile, in fondo, stanno facendo Greta Tunberg e chi la segue. Additano chi li ha preceduti attribuendo la responsabilità di aver portato il pianeta verso la fine. E prima ancora di lei è successo con i rapporti del Massacchussets Institute of Technology e quelli successivi: una serie di scienziati parlano in toni allarmati su quello che sta accadendo e danno la responsabilità alle generazioni che ci hanno preceduto. Ogni volta dicono che al massimo fra trenta o cinquant’anni arriveremo al limite delle capacità del nostro pianeta a causa dell’inquinamento, del surriscaldamento, ecc.

Le Brigate X però non battevano tanto sulla questione climatica come si evince da alcune loro domande:

«Ci risulta che i nati del 1974 come lei abbiano propagandato la subcultura nazional popolare televisiva».

«Io non ho fatto proprio propaganda per nessuno».

«In più di una sua conversazione privata e in diverse occasioni pubbliche lei ha citato aberranti serie di animazione come Belle e Sebastien, in cui un bambino da solo con il suo cane è costretto a girovagare da solo andando alla ricerca di sua madre».

«Beh, pure io in effetti quando uscivo da scuola non c’avevo né mi’ madre né mi’ padre che mi prendevano dalla scuola».

«Lei e quelli della sua generazione siete responsabili di tutte le nefaste conseguenze dell’abuso del giocattolo de L’allegro Chirurgo che propagandava una visione del corpo umano, delle malattie e degli interventi chirurgici superficiale e approssimativa».

«Ma voi veramente state a di’? Era un giocattolo santiddio, era ovvio che doveva essere una roba facile facile. Ma voi che età c’avete? Ve l’hanno mai regalato un giocattolo o siete stati in mano sempre con il telefonino?».

«Ma l’accusa principale che questo Tribunale del Popolo di Dio rivolge a lei e ai suoi coetanei è quella di aver dato inizio alle registrazioni del festival di Sanremo con il tasto rosso dello stereo aspettando il momento esatto in cui il presentatore in radio terminava di parlare per far partire la registrazione».

«Come avete avuto queste informazioni? E poi comunque dove sarebbe il comportamento secondo voi sanzionabile?».

«A parte la pirateria musicale e il danno alle case discografiche per i mancati introiti tali “innocenti” registrazioni, secondo i vostri punti di vista, sono all’origine del fenomeno che ha poi portato al proliferare delle tracce audio che vengono utilizzate oggi nei social per i video e per i reel».

«Continuo a non capire».

«Siete stati i precursori dei balletti su TikTok».

«Se lo dite voi… ma quindi?».

«Avete rovinato le menti di milioni di adolescenti in tutto il mondo».

«Voi siete fuori di testa. Dove c’era uno stereo c’erano tante persone, di ogni età, chi cantava, chi ballava, chi faceva finta di cantare, chi pomiciava… Ora ognuno è solo con quel cazzo di aggeggio in mano».

Il processo andò avanti su questi temi e li contestai punto per punto. Alla fine la mia detenzione durò 55 giorni come quella di Moro ma per fortuna se ne andarono e mi lasciarono vivo in casa. Furono anche gentili. Mi lasciarono i loro disegni.

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