Il male necessario

diverse best friends hugging on embankment
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Quanto egoismo, quanta cattiveria, quanto menefreghismo sembra esserci nel mondo! Almeno a giudicare dalle conversazioni alle quali partecipiamo o che ci capita di sentire un po’ ovunque. È una continua lamentela su come si è comportato quello o quell’altro. Ciascuno difende le sue ragioni e mette in cattiva luce gli altri. Vale allora la pena parlare del male necessario nel mondo.

I buoni e i cattivi

Qui i conti non tornano. Se ognuno ha ragione, chi ha torto? Dal proprio punto di vista ogni persona fa quel che ritiene giusto in un dato momento. Dov’è allora la cattiveria? Dov’è l’egoismo? Che fine fa il menefreghismo? Tu, io, gli altri, tutti agiamo secondo ciò che la nostra coscienza ci dice di fare, o almeno tiriamo le somme e prendiamo la decisione che ci sembra più giusta. Una volta, da bambino, credevo che il mondo fosse diviso in due categorie, i buoni da una parte e i cattivi dall’altra, come quando in classe la maestra mancava e sulla lavagna si scrivevano i nomi di chi si comportava male e di chi si comportava bene. Io ogni volta mi innervosivo e finivo nell’elenco dei cattivi. Invece, volevo stare dalla parte dei buoni, è ovvio! Pure i miei amici erano buoni. Gli altri cattivi, brutti e sporchi!

Perché facciamo del male?

Una dinamica questa che appartiene a tutti i gruppi umani sin dalla notte dei tempi. Ci piacciono quelli che ci sono familiari mentre gli altri, gli stranieri, i diversi, gli “invertiti” non ci piacciono. Anche i tifosi della squadra avversaria sono “infami” e quindi meritano di essere picchiati. Gli hooligans si sentiono malvagi? Tutt’altro! Gli autori dei più feroci delitti, chi propugna e compie la pulizia etnica e Hitler e i suoi generali erano convinti di compiere la cosa giusta nel momento giusto. Lo stesso dicasi degli ebrei che ruppero la prima alleanza con Dio e dei quali si parla nel Capitolo 31 del Libro di Geremia:

Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore.

L’elenco delle “iniquità” è piuttosto lungo, si possono leggere in Ezechiele 16. Ma perché gli israeliti le commettono? Perché sono peccatori, perché tutti lo siamo, si potrebbe dire come pure si suole fare. Siamo dunque deboli ed inclini al “peccato”? Quello che è male ai tuoi occhi io l’ho fatto dice il Salmo 50. Per quale motivo siamo così inclini alla malvagità? Perché è la nostra natura? Siamo dunque tali per costituzione, perché siamo stati creati in questo modo? E particolarmente noi uomini, tra l’altro, perché gli animali, per esempio, uccidono solo per procurarsi il cibo. Noi lo facciamo per mille altre ragioni. E ci esaltiamo pure quando ci sono serie tv con serial killer, perché pure noi vorremmo fare delle stragi alle quali il più delle volte non diamo seguito per pigrizia o per le conseguenze penali.

Recitiamo tutti

Anche io ho ucciso. E ho picchiato. E ho abbandonato e maledetto altri. Ebbene sì. Qui lo rivelo. In film e spettacoli teatrali, perché ciò richiedeva il mio personaggio. Recitavo. Ma ho scoperto una cosa. Recitiamo tutti, nessuno escluso. Hitler è stato un attore che ha ben svolto la parte del cattivo. Anche Saddam Hussein se l’è cavata bene, devo dire, in un ruolo simile. E gli ebrei che ruppero l’alleanza con Dio furono da applausi.

In un film dovevo abbandonare un ragazzino africano su una stazione di servizio perché ero stato il suo talent scout ma poi alla squadra non era più utile. Accettai la parte per professione ma in cuor mio non volevo. Come quando mi capitò di far parte delle streghe che spingono Macbeth a compiere atroci delitti. Con tutti quegli attori che morivano andavamo a prenderci un panzerotto e una birra 🍺 al fast food vicino al teatro ogni sera dopo le prove. Anche con l’uomo che ho ucciso con il fucile dopo il ciak siamo andati a mangiare insieme al banco dei cestini del catering. E com’è nello spettacolo così è nella vita. Nessuna alleanza, nessun patto vengono davvero rotti.

I migliori maestri

Compiamo il “male” perché è necessario, perché il “bene” emerga, si distingua, si veda. Con questo non voglio dire che finito di scrivere questo articolo esco e stupro la prima bella donna che vedo passare. Si tratta di un’azione bassa, molto bassa in termini di vibrazioni universali. È sconveniente fare agli altri ciò che non vorremmo fosse fatto a noi stessi. Io non voglio che mi rubino qualcosa. Perciò non vado a rubare. Mi conviene fare agli altri ciò che vorrei fosse fatto a me stesso: per questo aiuto a spingere la macchina di chi è rimasto con la batteria a terra, anche se sono in ghingheri. Tuttavia sono convinto di una cosa: a chi ha impersonato Attila (re barbaro davvero esistito) sono stati fatti i complimenti dalle altre anime. Persino da coloro i quali hanno subito dei torti da lui. Questi ultimi lo hanno ringraziato perché gli hanno consentito di evolvere nell’Albero della vita.

Il tuo peggior nemico, il tuo aguzzino più sadico, il tuo stalker è il tuo miglior maestro e ringrazialo sempre perché ti insegna più di qualunque guru. Sai, non è importante che tutti gli esseri umani siano “illuminati”. I criminali sono già illuminati. Sanno ciò che devono fare, con impressionante logica delle volte. Ancora una volta non giustifico nessuno, sia chiaro. Quel che conta davvero è continuare, ogni giorno, sul percorso della consapevolezza compiendo ciò che più ci fa stare in pace, azioni armoniose, non violente. Ciò che danneggia gli altri è degradante, porta tristezza e stress. La pace, l’amore e la gioia fanno stare meglio tutti e fanno vivere nell’abbondanza e nella serenità. Tutto qui.

Siamo attori

So bene che tanti si appellano alla morale, all’etica, alla giustizia, ecc. Qui non voglio discuterne. È bene che ciascuno usi i suoi riferimenti di fronte al male. C’è anche chi non lo accetta ma di solito è anche lui, in qualche modo, un operatore di male anche se non lo vuole ammettere. Ogni tanto anche a me capita di pensar male di qualche straniero o dei tifosi della Juventus. Mica sono così buono… E a te capita di “subire” il male di qualcuno? Pensi che sia colpa sua o ti senti tu in colpa per qualcosa? Pensi che sentirsi in colpa serva a qualcosa? Credi di aver peccato e di dover essere redento? E com’è che ogni volta compi gli stessi “peccati”? Sbaglio o tu ed io siamo figli di Dio? Forse allora siamo qualcosa di più che semplici peccatori… forse siamo attori sullo stesso palcoscenico ognuno con la sua parte. O sbaglio?

Cambiamenti positivi

In un mondo in cui sembra emergere l’egoismo, la cattiveria e il menefreghismo, è fondamentale interrogarci sul concetto del “male necessario”. Riflettendo sulle dinamiche umane che portano a comportamenti apparentemente negativi, possiamo scoprire una prospettiva diversa. Ogni individuo agisce secondo la propria coscienza e prospettiva, spesso giustificando i propri atti. Tuttavia, non si tratta solo di giustificazioni personali, ma di una complessa interazione di fattori culturali, sociali e psicologici che ci guidano verso determinate azioni.

E ora, ti invito a riflettere su queste idee e a condividere i tuoi pensieri. Che ne pensi del concetto del “male necessario”? Hai mai sperimentato momenti in cui hai cercato di giustificare un’azione che poteva sembrare negativa? Quali piccoli passi puoi intraprendere nella tua vita quotidiana per promuovere armonia, comprensione e gentilezza verso gli altri? Condividi le tue esperienze e idee nei commenti qui sotto. Insieme possiamo avviare una conversazione significativa e ispirare cambiamenti positivi nel nostro mondo.

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