
Prima di scrivere tutto il libro o realizzare tutto il sito o produrre tutto il film o serie tv fai dei test per vedere come saranno accolti dai lettori o spettatori. Anche la scrittura ha il suo minimum viable product: il contenuto minimo funzionante. Se vuoi che testi, immagini, video del sito web e dei social siano efficaci la strategia migliore al mondo è partire tecniche cosiddette lean. È storia questa e in casa Toyota, in Giappone, è stata messa a punto il minimum valuable product, come si dice in inglese. Se ne parla in modo consapevole dal 2001 e in poche parole consiste in una filosofia produttiva nella quale non c’è più la realizzazione del prodotto e poi il suo lancio. E viene anche superato il concetto di prototipo. Il prodotto o il servizio non viene nemmeno creato. Si realizzano al massimo delle ipotesi di prodotto che vengono testate sugli early adopter, categorie di utenti disposti a fornire feedback disinteressati.
Dall’analisi, poi, delle loro risposte si apprende come il mercato recepirà le nostre proposte. In questo modo si evita di sprecare tempo e soldi in prodotti e servizi che fino al momento del lancio nessuno sa davvero se funzioneranno o meno.
Ebbene, lo stesso si può fare per i contenuti di un brand, di qualsiasi tipo essi siano. Facciamo subito un esempio. Si ha in mente di pubblicare un libro? Noi tutti immaginiamo i costi e i tempi di una simile operazione per una pubblicazione di cui ignoriamo il grado di successo. Possiamo, invece, lavorare a dei contenuti più piccoli per valutarne l’accoglimento. Invece di stare lì a scrivere sette o quindici o venti capitoli può essere molto più utile scrivere un solo articolo di seicento parole e verificare l’efficacia dell’idea facendo pervenire tale articolo ai nerd di una nicchia, a quelli che per primi usufruiscono di certi contenuti.
Molti digital strategist, poi, consigliano dalle tre alle sette storie al giorno per un brand trascurando il fatto che, specie all’inizio, è pressoché impossibile da fare e non si tiene conto di come i fan le accoglieranno. Anche qui si può adottare la filosofia del contenuto minimo funzionante: una sola storia al giorno, un solo post, per la cerchia più ristretta che ci segue magari. In fondo se vogliamo essere ascoltati è bene dire una sola cosa al dì.
Per le campagne email, poi, specie quando si adottano dei funnel occorre scrivere una serie di messaggi per creare la lead generation. Più contenuti interessanti si riescono a creare più c’è possibilità di trasformare il lead in prospect e magari in brand ambassador. Si può costruire con il tempo una bella e complessa macchina prevedendo una serie di reazioni ma prima di farlo è consigliabile individuare un numero ridotto di clienti e testare con loro le email attraverso gli a/b test. E avendo cura, anche, che siano somministrati a step successivi in modo da migliorare via via la comunicazione.
Il contenuto minimo funzionante si può usare anche nella narrativa: invece di un romanzo un piccolo racconto. Oppure nel cinema: invece del mega-filmone di cui non sappiamo l’esito un teaser, ancor prima di mettersi a produrre. Anche se purtroppo in questo i produttori finora sono stati chiusi, per paura che rubino loro le idee. Ultimo caso che mi viene in mente è quello del formatore che deve realizzare un ciclo di dieci, venti, trenta lezioni: perché non cominciare da una sola e poi ampliare l’offerta formativa? Perché non iniziare da un singolo webinar?
E tu? A quale contenuto stai pensando per il tuo sito web o per i social? Oppure offline? Se vuoi ne parliamo un po’ per capire meglio.
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