Come risolvere problemi e vendere idee con le immagini

person writing on white paper
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Ogni giorno, ovunque, siamo di continuo bombardati da immagini. Dai social, alla pubblicità e ai cartelli stradali. Eppure non sappiamo niente di pensiero visuale. Con poche, semplici immagini è possibile venire a capo di difficoltà che sembrano piuttosto complicate. Non è una magia ma è la semplice potenza di ciò che nel mondo anglosassone è chiamato visual thinking, il pensiero visuale appunto. Vale, allora la pena di occuparsi di come risolvere problemi e vendere idee con le immagini.

Il pregiudizio logocentrico

C’è un paradosso di cui dobbiamo subito occuparci. A scuola ci hanno sfinito con la grammatica e la produzione di testi scritti mentre non sappiamo leggere e decodificare molte immagini. Vedo spesso persone che di fronte ad una mappa mentale, per esempio, rimangono smarrite, non capendo di cosa si tratta. C’è persino qualcuno che non sa usare le mappe di google o le vecchie carte geografiche, pur in giovane età.

Nella nostra educazione, almeno parlo della mia generazione (cioè dei quarantenni e dei cinquantenni di oggi), c’è quel che Eleonora Fiorani chiama il pregiudizio logocentrico di cui parla nel suo libro Grammatica della comunicazione. L’autrice dice che i moderni analfabeti sono coloro che non sanno leggere le immagini. Allora vale la pena dare un’occhiata al suo libro per imparare a farlo, soprattutto il terzo capitolo dedicato al linguaggio dell’immagine.

I disegni sul tovagliolo

Dan Roam, grande esperto di pensiero visuale, quando ancora non era tale, si trovò a fronteggiare un’improvvisa conferenza su un argomento che non conosceva e risolse il problema disegnando sul retro di un tovagliolo di carta, al ristorante. La situazione era questa: un collega di Dan gli chiese di sostituirlo ad una conferenza con esperti di educazione alla quale partecipava anche Tony Blair, all’epoca premier dell’Inghilterra. Senza comunicargli l’argomento. Così volò dagli USA, dove viveva e lavorava, all’Inghilterra, dove si doveva tenere l’incontro, non sapendo di cosa avrebbe parlato.

La mattina, poco prima del convegno, gli venne chiesto se era pronta la sua presentazione in Power Point che, naturalmente, non aveva. I suoi colleghi inglesi in panico allora gli comunicarono l’argomento: il ruolo dell’internet nell’educazione americana. Dan fino a quel momento non ne sapeva nulla. Quindi iniziò a fissare alcune parole chiave e dei semplici disegni sul tovagliolo. Ora aveva un’idea, qualcosa su cui discutere. Ricopiò quel disegno e tenne una lezione di due ore alla Sheffield University.

Da allora Dan si occupa proprio di questo: scrive libri e insegna in tutto il mondo a risolvere problemi e vendere idee con le immagini, come dice il sottotitolo del suo libro, Sul retro del tovagliolo: Come risolvere problemi e vendere idee con le immagini, che è la rivoluzione copernicana del problem solving.

Fantasia e creatività

«Ma disegnare è faticoso, noioso, poi non so farlo e tutto sommato è una perdita di tempo, mi rifiuto!».

Se il tuo atteggiamento è questo ti rispetto e non ti biasimo. E ti capisco anche. Sono persino d’accordo, pigro come sono. Per fortuna però non si tratta di disegnare così come, ancora una volta, ci hanno insegnato a scuola. Si tratta di altro. Se, invece, ritieni di essere una persone senza fantasia consolati. Siamo tutti privi di fantasia. O, meglio, non ci accorgiamo di averla finché non iniziamo a fare relazioni tra le cose. Ce lo spiega bene Bruno Munari nel suo libro Fantasia – Invenzione, creatività e immaginazione nelle comunicazioni visive che ci spiega anche cosa sono la fantasia, l’invenzione, la creatività e l’immaginazione e come usarle nelle comunicazioni visive. Se, infine, pensi che nel risolvere i problemi non occorrano la fantasia e la creatività, leggiti quel che scrive Umberto Santucci nel paragrafo Problem Setting e Creatività del suo libro Fai luce sulla chiave:

L’artista può essere artista di feeling e artista di ricerca. L’artista di feeling deve esprimersi con calore, deve comunicare le sue emozioni. Esprime il suo disagio come atto simbolico (l’opera) senza arrivare alla formulazione di un problema. L’artista di ricerca deve esplorare territori nuovi, cercare di sviluppare il linguaggio che usa. Questo tipo di artista pone problemi. La stessa cosa fa un architetto. L’artigiano o il tecnico risolve problemi.

Imparare

E tu hai mai provato a risolvere un tuo problema ricorrendo a dei disegni e a delle parole chiave? Com’è andata? Ti piacerebbe imparare a farlo? Prenota un appuntamento gratuito online di 45 minuti con me e ne parliamo meglio. Se vuoi puoi anche iscriverti al gruppo Facebook Problem Telling nel quale discutiamo di questioni simili a questa.

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